In principio e per secoli fu una sterminata prateria verde, ricompresa nella vasta area della Tagliata lucchese destinata soltanto ad accogliere prati verdi, senza costruzioni e senza vegetazione fino ad una distanza di poco più di 450 metri dalle sue Mura. Faceva parte del vecchio apparato militare dello Stato, come prima fascia di protezione della città per costringere il nemico ad uscire allo scoperto già ad una distanza ragguardevole.
Ma prima la ferrovia e poi, pian piano, i primi edifici, tolsero a quell’anello verde, i sacri divieti, facendo scomparire tutti gli avamposti militari, riducendone progressivamente lo spazio inviolabile. E prima ancora che emergesse la necessità di realizzare attorno alla cinta muraria una pseudo circonvallazione, per agevolare gli spostamenti delle persone, l’area posta a nord-est della città venne destinata ad accogliere i primi voli aerei, in un’epoca ancora pioneristica. E’ del 1911 il primo volo-sorvolo di Lucca con atterraggio sulla pista di fortuna in erba, realizzata in un improvvisato campo di aviazione che funzionò per qualche anno per soddisfare la curiosità dei lucchesi, attratti da quelle ali in volo e preceduti dai rumori assordanti dei loro motori.
Avrebbe potuto diventare uno scalo prezioso per i futuri viaggi aerei, per la comodità dei lucchesi di “drento“. Ma già la guerra fece decadere quella scelta, lasciando che l’area ormai violata, diventasse un’iniziale piazza d’armi, per le esercitazioni ginniche e militari e quasi contemporaneamente anche l’area sportiva della città, dove fu realizzato il campo da calcio della Lucchese, prima che lì vicino sorgesse lo stadio del Littorio, poi Porta Elisa. Ma il terreno molliccio, messo a dura prova nei periodi delle piogge, fecero guadagnare a quel terreno di gioco l’appellativo poco simpatico di “Campaccio“.
Sicuramente era un campo difficile per gli avversari che venivano a giocarvi, ma più in generale era un campo dove la palla procedeva a balzellotti tra buche e cespugli d’erba. Tutt’attorno, una recinzione di fortuna per tenere distante il pubblico, prima che vi fosse realizzata anche una piccola tribunetta in legno all’interno di una staccionata con gran parte del pubblico che se ne stava in piedi tutt’attorno. Questo fu il “mitico“ “campaccio“ che assistette alle prime battaglie calcistiche della neonata Lucchese. E quando lo Stadio divenne un’opera compiuta, quell’area fu nuovamente riconvertita ad altro uso e pur riprendendo un nome che richiamava allo spazio e ai primi voli aerei, “Campo di Marte“, in fase di progettazione del nuovo “Piano regolatore di Lucca“ fu destinato ad ospitare il nuovo Ospedale di Lucca, che avrebbe raccolto gradualmente l’eredità dell’Ospedale cittadino “Galli Tassi“, ormai in fase di smobilitazione.
E dagli anni quaranta, quel “Campo di Marte“ fu per tutti la zona ospedaliera di Lucca che funzionò come principale veicolo di sviluppo urbanistico dell’area, in cui nacquero i primi lotti delle case popolari lucchesi.