Coronavirus, le storie di chi ce l'ha fatta: "Vuole ucciderti, ecco come ne sono uscito"

Lucca, la storia di un notaio 57enne

Il notaio lucchese Francesco Filippo De Stefano

Il notaio lucchese Francesco Filippo De Stefano

Lucca, 4 aprile 2020 - E’ rientrato finalmente a casa dall’ospedale San Luca dove era ricoverato dal 13 marzo scorso. Tre settimane a combattere in terapia subintensiva contro il Coronavirus, con ventilazione forzata.

Una prova durissima, durante la quale ha avuto momenti difficili e che gli ha anche fatto perdere 8 chilogrammi di peso. Ma ora, finalmente guarito e tornato giovedì tra le mura domestiche, il notaio lucchese Francesco Filippo De Stefano, 57 anni, ci tiene a raccontare la sua esperienza e a ringraziare tutti coloro che l’hanno aiutato.

«Mi sono ricoverato il 13 marzo scorso – racconta il notaio De Stefano – e sono stato impegnato, come molti sanno, a combattere la “bestia”, il virus subdolo che entra dentro di te con uno scopo: portarti via. Ci ha provato anche con me, forse veicolato dagli incontri dovuti al mio lavoro, forse da altri agenti, non so".

«Sono stati momenti durissimi – racconta – fisicamente, emotivamente e per mille altri motivi che solo chi ha vissuto, chi ha visto cosa accade negli ospedali italiani in queste settimane, chi non ha retto al pensiero che la stessa disavventura potesse colpire i propri congiunti a sua causa, può comprendere; è sufficiente leggere le attente analisi di qualche giornalista accorto sui principali quotidiani nazionali per averne contezza".

«E quando sei dentro e vedi l’erba dalla parte delle radici e le notti trascorrono insonni, quando l’unico sapore che percepisci è quello del cocktail di medicinali sperimentali che si utilizzano per contrastare il male, capisci cosa vuol dire condividere l’essere “un malato”, che la parola Stato ha un senso profondo oltre quello che ben conosci per esserne un tramite e capisci di appartenere come individuo a una comunità superiore a te e che ha cura di Te".

«Tutto questo – racconta ancora De Stefano – nella solitudine assoluta cui la malattia costringe allontanando necessariamente i tuoi cari. E scopri un mondo che conoscevi per “sentito dire”, quello del personale sanitario che è fatto di competenze molteplici e variegate, difficili da immaginare se non li vedi all’opera, da compassione umana, da dedizione e abnegazione nel lavoro; uomini e donne che dimenticano di essere padri/madri/compagni, di avere una loro vita che non vale meno della tua e che aiutano amorevolmente il tuo corpo inerme e la tua mente a vincere la battaglia in corso e che hanno diritto a far rientro nelle loro case sani e salvi".

«A loro, ai medici, a tutto tutto il personale coinvolto nella gestione dell’emergenza presso l’Ospedale San Luca di Lucca il mio ringraziamento per avermi preso per mano nell’uscire da questa brutta vicenda, per avermi fatto sentire parte di una famiglia impegnata in un’unica lotta".

«Di questo, nonostante le disfunzioni, le strumentalizzazioni, le ruberie che conosciamo bene e che si annidano da sempre là dove ci sono soldi pubblici da amministrare e consensi politici da raccogliere facilmente, incarichi da distribuire secondo logiche di partito mai sopite, vorrei che nessuno di noi si dimenticasse mai: credere nello Stato, nell’essere comunità, impedire che il lucro privato devasti aree economiche che dovrebbero essere in esclusiva titolarità del nostro Stato perché riguardarono beni e interessi inalienabili di ciascuno di Noi; coltivare con forza e passione l’affermazione quei diritti sociali irrinunciabili, regole del vivere in giustizia senza sopraffazioni, che sono l’unica cifra di un mondo possibile".

«Credo che mi abbiano aiutato l’età, una certa attività fisica da ciclista amatoriale e anche un po’ di fortuna... Comunque – conclude il notaio De Stefano – adesso sto bene, sono tornato ai miei cari, sono pronto".

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