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“Emozionate e felici”: esultano le due madri che ora possono entrambe riconoscere il figlio

La sentenza della Consulta sul caso di Glenda e Isabella, sposate e mamme di una bambina di tre anni e di uno di due. Dichiarato incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il piccolo nato in Italia da procreazione medicamente assistita

Glenda Giovannardi e Isabella Passaglia, sposate e mamme di una bambina di tre anni e uno di due, festeggiano la sentenza della Consulta

Glenda Giovannardi e Isabella Passaglia, sposate e mamme di una bambina di tre anni e uno di due, festeggiano la sentenza della Consulta

Lucca, 22 maggio 2025 – "Emozionate, commosse, felici. Non pensavamo che saremmo state le prime". Glenda e Isabella, sposate e mamme di una bambina di tre anni e uno di due, festeggiano la sentenza della Consulta con cui viene dichiarato incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita (pma) legittimamente praticata all'estero.

Una figlia riconosciuta, l'altro no perchè nato il 3 aprile 2023, un mese dopo la circolare del ministro dell'Interno Piantedosi, pimo caso a Lucca che ne vietava il riconoscimento. Inaccettabile per le due mamme.

"Abbiamo avuto dei timori - spiega Isabella, mentre è subissata di messaggi di auguri da parte di parenti e amici - Da un punto di vista sanitario perché io sono la madre intenzionale e se ci sono solo io con il piccolo non vengo riconosciuta dal personale sanitario; a livello successorio nel caso in cui venisse a mancare la madre biologica, ma anche nel caso in cui la coppia dovesse decidere di separarsi. Non abbiamo mai incontrato alcuna ostilità, ma anche banalmente presndere mio figlio a scuola avrebbe potuto rappresentare unn problema. E' stato un calvario ma ne è valsa la pena".

La Consulta dunque mette un punto importante su una vicenda controversa, non esente da polemiche in questi mesi. Tecnicamente dunque l'articolo 8 della legge numero 40 del 2004 è costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non prevede che pure il nato in Italia da donna che ha fatto ricorso all'estero, in osservanza delle norme ivi vigenti, a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) ha lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che, del pari, ha espresso il preventivo consenso al ricorso alle tecniche medesime e alla correlata assunzione di responsabilità genitoriale. 

Le relative questioni di legittimità costituzionale erano state sollevate dal Tribunale di Lucca.