REDAZIONE LUCCA

"Il figlio è tuo". Ma il presunto padre scopre l'inganno grazie al test del Dna

La donna è stata condannata

Neonato in un'immagine di repertorio

Lucca, 26 giugno 2021 - Condannata a pagare 4mila euro di spese di giudizio e a far cambiare il cognome del figlio. Ma col rischio di beccarsi pure una denuncia penale. E’ terminato così il procedimento giudiziario approdato nei giorni scorsi di fronte alla sezione civile della Corte d’Appello di Firenze che ha confermato la sentenza in primo grado emessa nel 2019 dal tribunale di Lucca.

I fatti risalgono al 2018 quando un facoltoso imprenditore della Lucchesia si era rivolto ai magistrati dopo aver scoperto che il figlio che la compagna gli aveva fatto credere essere suo, in realtà non lo era. L’uomo si era insospettito e, all’oscuro della moglie, aveva fatto eseguire un test di paternità di base sul figlioletto di un anno: prelievo di un campione di saliva e invio al laboratorio.

L’esito lo aveva lasciato senza parole: i marcatori genetici avevano evidenziato una «non compatibilità genetica» tra i due campioni. La probabilità di paternità era pari allo zero per cento. A quel punto la compagna, una donna di origine straniera, aveva chiesto e fatto eseguire un secondo test sul piccolo. Il suo intento: dimostrare che l’esito consegnato dai laboratori all’uomo fosse sbagliato e non attendibile. Ma, in base a quanto ricostruito dai giudici, avrebbe tentato di alterarne l’esito per ingannare il compagno.

Un comportamento per il quale adesso rischia un procedimento penale. L’uomo a quel punto si è rivolto alla magistratura per risolvere la questione dal punto di vista legale. Il tribunale di Lucca, già nel 2019, aveva fatto eseguire una perizia tecnica e un terzo test di paternità. Il risultato: il bambino non era figlio dell’uomo. La Corte d’Appello nei giorni scorsi ha confermato la condanna già inflitta in primo grado: oltre al pagamento delle spese di giudizio, la Corte d’Appello ha ordinato una rettifica del nome e cognome del bambino con un’annotazione della sentenza a margine del certificato di nascita. La tentata alterazione del secondo test di paternità invece è stata segnalata alla Procura della Repubblica che valuterà se esistano gli estremi per un reato.