Cesare Cipollini, ultima corsa. Un anno fa la scomparsa: “Uomo unico, non solo atleta“

La compagna Monica ricorda l’ex campione di ciclismo, fratello maggiore di Mario. “Folle ribelle, dotato di grande forza, cultura e coraggio“. Nel 2019 il trapianto di cuore

Cesare Cipollini primo al Giro dell’Emilia nel 1983

Cesare Cipollini primo al Giro dell’Emilia nel 1983

Lucca, 10 agosto 2024 – Un anno fa se ne andava prematuramente Cesare Cipollini, 64 anni, ex campione di ciclismo, che nel febbraio 2019 era stato sottoposto a trapianto di cuore. Lasciava la compagna e tre figli, tra i quali Edoardo, uno dei più promettenti ciclisti Under 23. Nel 1989 Cesare era stato fregiato dal CONI con la medaglia d’oro al valore atletico quale primatista mondiale 1976 dei 4000 metri inseguimento a squadre su pista.

Oggi però lo vogliamo ricordare con le parole della compagna Monica. "Vorrei celebrare – scrive – la memoria di un uomo unico, e non solo quella di un grande atleta. Un’anima delicata, umile e generosa, caratterizzata da una forza solida, vera e potente, resa a tratti fragile da una sensibilità rara a trovarsi in un Mondo frenetico e individualista. Un uomo di una gentilezza antica, che aveva semplicemente sbagliato epoca, dotato di un’intelligenza vivida e brillante, arricchita da tante letture e da una profonda esperienza umana. E sono certa che la sua presenza manchi molto, soprattutto durante le corse del suo amato figlio Edoardo, degno erede della sua incrollabile passione ciclistica".

Nato a Belfort in Francia il 16 dicembre 1958, professionista dal 1978 al 1990, ha conseguito due importanti vittorie. Fratello maggiore del Re Leone, ottenne una deroga dalla Commissione Tecnica Federale per passare al ruolo di professionista a 21 anni. Solo lui e Saronni a quel tempo ci sono riusciti! Correva da principe e con un numero di variabili straordinarie. Il 2 ottobre del 1983 al Giro dell’Emilia dimostrò di essere un fenomeno piazzando la ruota davanti a tutte, ma la sua “anima gitana“, come descritto dal fratello Mario, non gli ha permesso di sfruttare al massimo le sue eccezionali potenzialtà. È rimasto per tutti un grande campione, e, pur non essendo riuscito a conseguire tutte le anelate vittorie, ha segnato a fondo il cuore di chiunque lo ricordi come personaggio straordinario e cordiale.

«La sua carriera è nota ai più – sottolinea Monica – ma io, oggi come ieri, lo conservo nei miei ricordi con amore e riconoscenza, per avermi resa partecipe della sua storia da folle ribelle, dotato di grande forza, cultura e coraggio. Un uomo che non ha mai considerato il cuore come entità anatomica o mero organo pulsante, ma come sacro forziere in cui custodiva i suoi affetti più cari. Ecco perché la malattia non ha scalfito i sentimenti, mai, fino all’ultimo istante che ha dato luce ai suoi occhi sinceri".

«Grazie di tutto, Cesare: di avermi presa per mano e portata nel tuo cuore, di avermi offerto un biglietto aperto per entrare nel tuo Mondo, costellato di paesaggi suggestivi, dai colori vivaci e mai volgari. E grazie di esserti mostrato per come eri, senza schermi né finzioni, e di avermi riservato il privilegio di poter conquistare un posto speciale nel palchetto d’onore, per ammirare la tua anima trasparente e gentile, posata dal cielo sul palco immenso e variopinto che è la vita".