BARBARA DI CESARE
Cronaca

«Basta, tolgo le slot»: ma per eliminarle deve pagare un salasso

Racconto di una barista «pentita» dalla scelta di installare le macchinette. Richiesta di aiuto rivolta alle istituzioni

Slot machine (Newpress)

Lucca, 7 febbraio 2015 - Barista pentita cerca di togliere le slot machine dal proprio bar e scopre di essere legata alla Sisal per 10 anni o di dover pagare 6mila euro di penale per ogni macchinetta. Accade ai titolari di un bar della Piana che denunciano di essere vittime di un contratto capestro. A parlare a nome della famiglia, proprietaria dell’attività da una vita, è una giovane venticinquenne che per il momento vuole mantenere l’anonimato, ma desidera raccontare la sua storia per mettere sull’avviso altri titolari di esercizi pubblici e, se possibile, spingere alcuni colleghi baristi nelle stesse condizioni a cercare di liberarsi insieme di questo «cappio». Anche perché - secondo quella che è la sua esperienza - vede frequentare le slot da persone che giocano fino a che non hanno finito tutti i soldi che hanno in tasca. Insomma, un problema che diventa anche sociale, visto che non pochi sono quelli che addirittura la mattina aspettano già fuori dal bar prima all’orario di apertura, pronti a cominciare a «giocare».

«ALL’INIZIO, insieme alla mia famiglia - spiega la barista - avevamo pensato di mettere qualche macchinetta mangia soldi nella nostra attività per aggiungere un piccolo ingresso extra in un periodo di crisi. Ci immaginavamo che ai nostri clienti abituali potesse far piacere avere a disposizione qualche svago in più, per poter fare qualche giocata occasionale, come accade con il gratta e vinci: uno si trova in tasca qualche spicciolo di resto e decide di tentare la fortuna». In pochi mesi, invece, i titolari si rendono immediatamente conto che la realtà è ben diversa: «Abbiamo capito che queste slot machine attirano solo accaniti giocatori che si piazzano davanti alla slot e non smettono più finché non hanno finito tutti i soldi che hanno in tasca».

«NELLA MAGGIOR parte dei casi - aggiunge - non c’è nessun divertimento, nessuna voglia di tentare la fortuna, ma si tratta invece di una dipendenza vera e propria, che spesso affligge persone già in difficoltà». La situazione è così drammatica che la ragazza racconta di clienti che non riesce a mandare via la sera per l’orario di chiusura. «E poi la mattina alle 6 te li ritrovi già lì - racconta ancora la titolare del bar - pronti a giocarsi tutto». Alla luce della realtà dei fatti e consapevoli che è più il danno che si arreca agli altri che il guadagno effettivo che il bar può ricavare, i titolari decidono di liberarsi di questi apparecchi.

«A QUESTO PUNTO l’amara sorpresa - racconta ancora la ragazza - : siamo legati alla Sisal con un contratto decennale o dobbiamo pagare 6mila euro. Il contratto scatta praticamente dal momento in cui il primo cliente mette la prima monetina e fa girare l’apparecchio». Intanto i titolari dell’attività sono fermi nella volontà di andare avanti in questa loro decisione, ma in un momento così difficile economicamente non è facile rimetterci tanto denaro e hanno chiesto aiuto anche al Comune di Capannori.