Bancarotta e autoriciclaggio, noto marchio di acqua minerale nei guai: 14 indagati

Maxi operazione della guardia di finanza a Lucca. Appurate condotte distrattive per 6 milioni di euro

Operazione della guardia di finanza

Operazione della guardia di finanza

Lucca, 27 marzo 2023 – Maxi operazione della guardia di finanza a Lucca. Le fiamme gialle hanno concluso un’indagine coordinata e diretta dalla Procura di Lucca nel settore dei reati fallimentari, acclarando condotte distrattive per circa 6 milioni di euro nell'ambito di un'inchiesta che ha visto coinvolta una società detentrice di un noto marchio di acque minerali.

L'attività scaturisce da elementi raccolti dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lucca nei confronti di una persona, già gravata da numerosi precedenti per gravi reati economico-finanziari e contro il patrimonio, che consentivano di avviare indagini delegate dalla Procura di Lucca in materia di bancarotta fraudolenta per fatti connessi al fallimento nel 2019 della società all’epoca titolare del marchio Fonte Azzurrina, la cui produzione di acqua sta proseguendo tuttora ma grazie a un nuovo gruppo imprenditoriale del tutto estraneo ai fatti contestati. 

Gli accertamenti hanno consentito di ricostruire meticolosamente una serie di condotte attuate dagli indagati che, nel corso degli anni, portavano a spogliare la società dei principali asset aziendali, attraverso la cessione dello stabilimento produttivo, degli impianti e delle attrezzature, nonché del proprio marchio a beneficio di imprese a essi stessi riconducibili.

Gli indagati, inoltre, provvedevano a svuotare i conti correnti aziendali mediante il trasferimento di somme, artatamente giustificato, a beneficio di altre due società con sede in Emilia Romagna ed operanti nel settore della grande distribuzione alimentare (anche queste a loro riconducibili), ovvero mediante quotidiani e consistenti prelevamenti ingiustificati di contante. In tal modo, il sodalizio attuava distrazioni quantificate in circa 6 milioni di euro.

In una fase successiva, l'intero complesso aziendale (già appartenuto alla SRL), attraverso ulteriori passaggi di cessione e con l'interposizione di altri soggetti giuridici sempre di fatto gestiti dagli indagati, veniva trasferito, allo scopo di sottrarlo alla procedura di aggressione connesse all'incombente fallimento, a società terza in buona fede (estranea, quindi, ai fatti) al complessivo prezzo di 595.000 euro. Da qui l'accusa anche di autoriciclaggio. Alla luce del complessivo quadro probatorio ricostruito, il Pubblico Ministero ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari e avanzata richiesta di rinvio a giudizio.