
Ha suscitato sorpresa e anche qualche preoccupazione il cambio al vertice della Banca del Monte dove Carlo Lazzarini è stato sostituito, senza nessuna comunicazione alla società, da Paolo Mazza, esponente di Bper, il gruppo bancario emiliano che nei giorni scorsi ha concluso l’acquisto di Carige, di cui fa parte da anni l’istituto lucchese.
Lazzarini, che resta però vice presidente, getta acqua sul fuoco anche in vista della fusione degli istituti nel novembre prossimo, quando i timori per l’occupazione e la territorialità della banca rischiano di farsi più concreti.
Il cambio al vertice della banca ha sorpreso un po’ tutti e non è stato nemmeno comunicato alla città.
"Bper è ormai subentrata a Carige nel controllo di Banca Monte e possiede poco meno del 70% del capitale. L’operazione è stata ampiamente annunciata ai mercati. Il cambio al vertice è una cosa normale per chi conosce queste operazioni. In caso di ‘change of control‘ generalmente si cerca di accompagnare la nuova proprietà per garantire una normale transizione. La cosa importante è che, proprio come le fondazioni avevano richiesto, sia stata rispettata in consiglio la rappresentanza della minoranza. Le proporzioni sono state mantenute: in questi momenti, i ruoli passano in secondo piano. Il nuovo presidente, avvocato Paolo Mazza, è persona di grande esperienza e si sta muovendo con molto rispetto nei confronti di un istituto storico come Banca del Monte di Lucca".
C’è preoccupazione in giro riguardo alla vocazione alla territorialità della banca e circa il mantenimento dell’occupazione: sono preoccupazioni fondate?
"Bper ha da subito chiarito la linea guida: sviluppo commerciale nel rispetto della vocazione territoriale e del personale. Non sono fondate quindi le preoccupazioni sulla riduzione del personale perché, come ho più volte ripetuto, non ci sono sovrapposizioni di rilievo tra gli sportelli di Banca Monte e Bper nella nostra provincia ed in quelle limitrofe. Quanto alla territorialità, questa si misura anche in termini di servizi e di risposte che la banca offre al territorio: Bper si appresta ad essere il terzo gruppo bancario ma mantiene le proprie radici di banca attenta ai territori; la conoscenza capillare di Banca Monte, la professionalità dei suoi dipendenti unita alla solidità e ai prodotti di Bper saranno sicuri elementi di successo".
A novembre si parla di una fusione: cosa resterà della Banca del Monte?
"Bper ha da tempo annunciato il piano industriale che prevede anche la fusione della Banca del Monte. I tempi sono strettissimi e hanno come obbiettivo la fine dell’anno. Guardi, non parlo di fusione con distacco e freddezza: è un profondo dispiacere perché in tutti questi anni ho ricoperto con grande orgoglio e umiltà il ruolo di presidente di una delle banche più antiche d’Italia, sentendo forte la responsabilità dei 500 anni di storia. Stessa cosa, lo posso assicurare, vale per i Presidenti delle Fondazioni e le istituzioni. Posso dire solo che il marchio, le filiali ed il presidio territoriale continueranno ad esistere come richiesto dalle fondazioni. A quanto mi risulta Bper è ben lieta di accogliere queste richieste. L’operazione comunque è ancora in fase di definizione ed è una decisione autonoma delle fondazioni che valuteranno se aderire o meno".
Quale è l’andamento della banca e la fusione è davvero necessaria?
"La strada è quella della concentrazione i pochi gruppi molto patrimonializzati a tutela dei risparmiatori. Questo non significa tuttavia, a mio parere, che il "piccolo", non abbia ancora un senso se inquadrato in un gruppo solido. In questi anni abbiamo fatto importanti operazioni che hanno permesso alla banca di tornare in equilibrio ma con sacrifici in termini di patrimonio che gli azionisti hanno dovuto sopportare. Il bilancio è pulito, con un rapporto tra Npl e impieghi inferiore al 3%. Abbiamo chiuso il 2021 in sostanziale pareggio, il primo trimestre 2022 in utile e i primi di agosto approveremo la semestrale che dovrebbe confermare questo trend. Il bilancio della banca tuttavia è molto sottile e non posso escludere che in futuro possa risultare necessario immettere nuove risorse".
I soci di minoranza della banca sono le due Fondazioni cittadine. C’è stato confronto con loro?
Non potrebbe non esserci stato. Ho già detto quanto sia sentito anche dal punto di vista morale questo processo. Le fondazioni hanno fatto e stanno facendo tutto il possibile: in questi anni sono sempre state a fianco della banca ma, nel rispetto dei ruoli, hanno esercitato anche un’azione di confronto deciso. Il mercato bancario, in questo periodo storico, purtroppo non riconoscere il giusto valore delle banche italiane, ma è necessario comprendere le peculiarità della nostra. Ripeto: l’operazione è ancora in fase di definizione ed è tra gli azionisti e la condizione necessaria è che sia condivisa con soddisfazione reciproca".
Fabrizio Vincenti