
Anziana morta al San Luca “Caso choc, ora basta“. Forza Italia vuole chiarezza
Un’anziana morta al Pronto Soccorso del San Luca davanti agli occhi della nipote che da tre ore implorava che un medico la visitasse. Un caso allucinante. Come abbiamo nel nostro servizio di alcuni giorni fa – la giovane si era rivolta al nostro quotidiano per segnalare la vicenda –, confermato anche dall’Asl, per far luce sull’episodio si è avviata anche un’indagine interna. Anche perchè la signora, 86 anni, era in preda a forti dolori e aveva la glicemia a 400. Eppure in tre ore nessuno l’ha visitata, finchè la povera signora non è andata in arresto cardiaco. Su questo interviene oggi Forza Italia Lucca. “Apprendiamo che il 23 giugno si è consumata una nuova tragedia al pronto soccorso dell’Ospedale San Luca. Una signora di 86 anni, dopo essersi presentata al presidio ospedaliero alle 10.50, si è spenta tre ore dopo, senza che, riferisce la nipote alla stampa, presente anche lei insieme alla nonna, questa sia mai stata visitata –. Se così stanno le cose, si tratta di un fatto di una gravità inaudita, che mette chiaramente in luce lo stato attuale delle nostre strutture sanitarie”. Lo sottolinea Forza Italia Lucca in una nota.
“E non basta il comunicato della Azienda Usl Toscana Nord-ovest, con il quale si annunciano non meglio precisati “approfondimenti” sull’accaduto, per sopire la volontà di ottenere chiarezza“.
“Una volontà che deve essere trasversale e manifestata da tutta la comunità, ivi inclusi i locali organi di stampa, che a nostro modo di vedere – così gli azzurri – hanno con colpa dato un risalto praticamente nullo ad una vicenda che invece non solo merita, ma impone trasparenza e verità. Nell’inviare le più sentite condoglianze alla famiglia della signora scomparsa, assumiamo come movimento politico locale l’impegno affinché i, per ora, generici impegni dell’Azienda Usl si trasformino in proposte concrete negli organi locali competenti il tema della sanità. In modo che tali episodi abbiano finalmente termine e vengano individuate e perseguite, ove presenti, le individuali responsabilità”.
Concludono gli azzurri: “La vicenda insegna in sostanza ancora una volta come i cambiamenti organizzativi disposti fino ad oggi non abbiano consentito di superare quella barriera comunicativa tra familiari e operatori sanitari più volte segnalata all’azienda”.