
Parla di "confronto costruttivo" ma per sciogliere i nodi venuti al pettine con la variante al Piano di bacino, occorrerà tempo, da qualsiasi parte si guardi la partita, tra procedure tecniche e scelte politiche condizionate dalle prime là dove la priorità è quella della prevenzione dal rischio inondazioni ’certificato’ dallo studio di Hydrodata (centinaia di pagine di analisi ed elaborazioni sugli effetti delle possibili tracimazioni dei corsi d’acqua cittadini da mettere in conto con prospettive più o meno lunghe nel tempo, da 20 a 500 anni). Così ieri l’assessore comunale Patrizia Saccone (che tra le deleghe conferite dal sindaco ha quelle allo Sviluppo Economico, dalla pianificazione urbanistica e all’edilizia territoriale), dopo l’incontro col presidente dell’Ordine degli architetti Massimiliano Alì e il presidente del Collegio dei geometri Stefano Giangrandi.
"Il dialogo è stato aperto; nei giorni scorsi con esponenti didConfedilizia e Confindustria. Ieri con gli ordini professionali: è emersa la volontà di individuare gli interventi necessari per superare le criticità evidenziate nello studio" dice l’assessore lasciando intendere che urge la corsa ai ripari rispetto al rischio esondazioni dei corsi d’acqua spezzina, dal Lagora agli altri torrenti che costituiscono la ’spina’ dorsale delle aree rosse, triplicate per estensione rispetto alla precedente mappatura. Ma il problema nel problema e che fino a quando non si metterà in sicurezza il territorio- esposto non si potrà dare corso ad alcuna edificazioni e i cambi di destinazione d’uso degli immobili saranno ammissibili solo a parità di carco insediativo.
"E’ stato un incontro, a mio giudizio, molto proficuo che getta le basi per una collaborazione istituzionale di alto profilo... importante la disponibilità all’ascolto manifestata" dice il presidente dell’Ordine degli architetti che si è premurato di presentare osservazioni alla proposta di variante nell’ambito della procedura aperta che passa dalla Regione nel suo ruolo di vaglio e cinghia di trasmissione degli atti (lo è stato per lo studio di Hydrodata lo è ora per i rilievi sulla via dell’adozione della variante). Rilievi degli architetti? "Si impone così una serie riflessione laddove la stessa città di Domenico Chiodo e lo sviluppo pianificato e realizzato durante e dopo la costruzione dell’arsenale, vengono collocate in zona di alta pericolosità idraulica. Tali carte, oltre a porre l’attenzione sulla pianificazione sia storica ma anche recente - ad esempio il molo Mirabello come area a rischio rilevante - individuano un’ampia area rossa che interessa sia le aree di sviluppo industriale, dove sarà abbastanza semplice intervenire con appositi accorgimenti, sia e soprattutto il tessuto cittadino, il suo nucleo sociale rappresentato dai suoi asili, scuole, case, strutture commerciali. In questa area gli interventi di messa in sicurezza, a fronte dei nuovi scenari introdotti, sono molto più complessi e dovranno essere necessariamente affrontati in modo pubblico. Dalla loro forte incidenza, scaturisce la evidente necessità sia di un approfondimento puntuale della norma idraulica adottata, sia di una attenta analisi finalizzata alla risoluzione delle eventuali derivanti problematiche in tema di sicurezza -senza sconti- e urbanistica. Questi temi sono peculiari per la categoria degli Architetti che, opportunamente coinvolta, potrà dare un serio contributo". Intanto, oltre alle osservazioni di Confindustria e Confedilizia di cui abbiamo scritto ieri, rimbalzano notizie di altri affondi ’privati’, dai quartiere del levante cittadino, connessi a studi pregressi, posti alla base di progetti già licenziati, che tratteggiano rischi minori, compatibili con interventi di edificazione, per altro legati allo sviluppo del porto.
Corrado Ricci