ALMA MARTINA POGGI
Cronaca

"Vi dico che la libertà è come l’aria"

Francesco Bianchi presenta il suo romanzo “Cefalonia - L’ultima speranza” nella sala Cgil di via Bologna .

"La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare". E Francesco Bianchi il valore di quella libertà inalienabile di cui scriveva Piero Calamandrei lo porta alto come un vessillo attraverso il suo impegno letterario. Giornalista e analista finanziario per professione, Francesco Bianchi (classe ’76, una laurea in scienze politiche economico-amministrative, fiorentino di nascita ma oggi residente a Prato) ha fatto della storia la sua passione perché, grazie alla testimonianza del nonno materno, Elio Carboni, deportato militare italiano nel campo di lavoro di Griesheim e straordinario esempio di resilienza umana, ha compreso davvero quanto sia imprescindibile la libertà e quanto vada difesa. Anche oggi. Vincitore nel 2024 del premio nazionale Nicola Zingarelli con il suo romanzo storico d’esordio "Il coraggio dei vinti" e in attesa dell’uscita del suo ultimo lavoro "Tigri e colonie" per il quale al Salone del Libro di Torino ha ricevuto il secondo premio internazionale "Il narratore" per inediti, Bianchi sarà martedì alle 17 nella sala Cgil di via Bologna 7, per presentare (insieme a Oretta Jacopini, vice presidente provinciale Anpi e a Vittorio Bragazzi, presidente Anpi Ponente) il suo romanzo "Cefalonia - L’ultima speranza". Dialogherà con l’autore Simonetta Lupi e le letture saranno a cura di Silvia Afaioli e Roberto Di Maio. L’ingresso è libero.

"Nel 2005, dopo l’Università, ho intrapreso subito la strada dell’economia – spiega – naturale approdo per i miei studi. È stato nel 2020, durante l’anno del Covid, in cui lavoravo da remoto, che ho cominciato a dedicarmi davvero all’altra mia grande passione: la storia. Mi sono messo a fare ricerche sulla particolare vicenda di mio nonno che fu deportato, insieme al fratello Angelo, nel campo di lavoro di Griesheim come internato militare perché si era rifiutato di combattere per la repubblica di Salò. Mio nonno e Angelo furono poi liberati da un altro dei loro fratelli: Giovanni, ottimo meccanico che, dai tedeschi, fu trasferito e costretto a lavorare a Norimberga; proprio nella caserma situata vicino al campo di Griesheim. Ho raccolto tutta la documentazione per poterla raccontare, grazie alla banca dati tedesca Arolsen e all’Archivio di Stato di Firenze: così è nato il mio primo libro ’Il coraggio dei vinti’".

Componente attivo dell’Associazione nazionale ex internati nei lager nazisti e dell’Associazione nazionale combattenti e reduci, con cui porta la testimonianza nelle scuole di un capitolo nero della nostra storia, si impegna, con i suoi romanzi, a suscitare la riflessione e l’interesse dei lettori per vicende spesso dimenticate dalla narrazione ufficiale. "Il periodo storico su cui si incentrano i miei romanzi è quello tra il ventennio fascista e la nascita della Costituzione: tutta quella parte di storia nazionale che riguarda la deportazione, la privazione dei diritti e della libertà. In particolare, poi, trovo necessario parlare della principale forma di deportazione che ha riguardato il nostro paese: quella degli internati militari italiani di cui non ci sono tracce sui libri di scuola. Circa 600 mila persone, di cui ne sono morte 50mila; si devono aggiungere i deportati politici, più di 24mila, e le 8500 persone deportate per motivi razziali".

Se scrivere ’Il coraggio dei vinti’ per Bianchi corrispondeva a una promessa custodita nel cuore e fatta da bambino a nonno Elio, “Cefalonia” nasce "casualmente": a partire dall’anziana vicina di casa, Nella, che, al ritorno di Francesco da un viaggio in Grecia, gli chiede notizie del fratello dichiarato disperso a Cefalonia a seguito dell’eccidio del ‘43. "Questo romanzo – dice Bianchi – è diverso da quello storico, si svolge oggi e il protagonista è nostro contemporaneo. Tuttavia il mio intento rimane lo stesso: sondare, conoscere e far conoscere la storia".

Alma Martina Poggi