Il giallo dei velisti dispersi. "Speronati e affondati nell'Atlantico da un cargo pirata"

Testimoni misteriosi aprono una posta inquietante

Aldo Revello (a destra) e Antonio Voinea

Aldo Revello (a destra) e Antonio Voinea

La Spezia, 20 ottobre  2018 -  Rosa Cilano – moglie dello skipper Aldo Revello dato per disperso dal 2 maggio in Atlantico insieme ad Antonio Voinea dopo l’Sos-lampo a mezzo-epirb lanciato dallo yacht Bright – non si arrende e implora verità. Da una parte parole dettate dal cuore di mamma per aprire il cuore di chi asserisce di sapere ma fa scudo alla sua reale identità; dall’altra affondi per indurre la Procura di Roma (titolare del fascicolo sulla scomparsa dei marinai) a coltivare la pista investigativa agghiacciante sulla fine dello yacht di base a Bocca di Magra, annunciata il 23 settembre scorso a mezzo Facebook: «Il Bright è naufragato per effetto della collisione con un cargo. Me lo ha riferito una fonte attendibile....».

Parole, allora lasciate in sospeso, con non una sottolineatura, come ci fosse una regia: «L’appello rivolto a chi sa, a farsi avanti e a parlare – spiegava – non è stato fatto a caso. Così doveva essere, e così è. Si tratta di una scelta difficile e ben ponderata, con chi di competenza». A quel freddo messaggio in codice, ieri sono aggiunte parole intrise di sentimento e di sale, lanciate sempre a mezzo social. Basti dire dell’esordio: «Gli uomini di mare sono gocce della stessa onda. Uniti dal lavoro, dal senso del dovere o più semplicemente da una passione incontrollata.....». Un’analisi, una sfida: «Chi tace sapendo fatti e dettagli su ciò che in mare accade, rinnega la sua stessa appartenenza, rinnega il suo appartenere alla grande famiglia del mare. Qualunque marinaio sapendo un altro marinaio in difficoltà si getterebbe tra le onde per portargli soccorso. Tu che stai leggendo, e sai e taci, guarda dentro te stesso... Non essere un complice, sii semplicemente una goccia di questa grande onda».

Quanto basta per scatenare una pioggia di post e di telefonate a Rosa, fatti di solidarietà e di interrogativi. Lei incassa e ringrazia per le parole di conforto. Ma non cede alla richiesta di puntualizzazioni. Prende tempo. Deve rispondere a terzi. Ieri sera alle 18, la scossa, che alza il livello delle luci dei riflettori: «Svolta nel mistero della scomparsa in mare di Aldo Revello e Antonio Voinea. A 190 giorni dal naufragio i racconti di testimoni ricostruiscono avvenimenti e indicano responsabilità. Testimonianze che sono confluite nel dossier di denuncia presentato per la famiglia Cilano alla Procura delle Repubblica di Roma dall’avvocato Riccardo Egidi». Per saperne di più occorre attendere martedì prossimo. Alle 11 si terrà una conferenza stampa presso la darsena sul Magra dell’Antica compagnia della vela, ad Ameglia.

L’avvocato Egidi, citato da Rosa nel post, alza il muro alle richieste di chiarimenti: «Il caso Bright è ancora in indagine e non ritengo opportuno al momento rilasciare dichiarazioni senza confrontarmi con la Procura». Da una parte rispetto, dall’altra pressing garbato. La sensazione è che siamo di fronte ad una scossa per muovere le acque. Ad indurla sarebbero i nuovi elementi emersi dopo il post (scritto in inglese) su messanger a Rosa dalla fonte testimoniale anonima, probabilmente imbarcata sulla nave che ha travolto il Bright (che navigando a vela, al netto della vedetta in pozzetto, aveva la precedenza); la fonte, quanto meno in prima battuta, ha agito dietro il paravento di un profilo bluff; lo hanno appurato investigatori specializzati nelle navigazioni in rete per stanare truffatori, millantatori, diffamatori, estorsori, pedofili. Dopo quell’anonimo altri avrebbero trovato il coraggio di parlare, o quanto meno fornito spunti per mettere in condizioni gli investigatori di fare un salto sulla sedia ancor prima che nelle indagini, che proseguono.