Velisti ancora dispersi. I familiari non mollano: "Potrebbero essere vivi"

Scomparsi a maggio. Appelli e fiaccolate a La Spezia

La fiaccolata per i velisti dispersi (foto Frascatore)

La fiaccolata per i velisti dispersi (foto Frascatore)

La Spezia, 12 luglio 2018 - «Non abbandonateli, non abbandonateci: riprendete le ricerche di Aldo e Antonio». Non si arrende Rosa Cilano, moglie dello skipper Aldo Revello, disperso nell’Atlantico tra le Azzorre e il Portogallo dal 2 maggio scorso, insieme all’amico chef e marinaio Antonio Voinea. Da allora, nulla si è saputo della loro sorte, né è stato ritrovato il relitto dell’imbarcazione. Le ricerche da parte delle vedette portoghesi, supportate per un paio di giorni da Nave Alpino della Marina militare italiana, non hanno sciolto il mistero della loro scomparsa. E si sono esaurite nel giro di una settimana, lasciando attivo solo il messaggio di warning ai natanti nell’area. Sulla vicenda sta ormai calando il silenzio.

Non tacciono, però, e non si danno per vinti i familiari, che sperano ancora: avevano una zattera, possono essere ancora vivi, alla deriva. E per chiedere nuove operazioni di soccorso hanno organizzato fiaccolate e manifestazioni. «Lancio un nuovo appello», ha detto ieri Rosa, provata da due mesi di ansia ma determinata a riportare a casa il padre della sua bambina, atteso anche dalla primogenita di 17 anni. «Chiediamo di poter almeno vedere, ammesso che ci siano, le immagini del satellite, per tentare di capire cosa sia effettivamente successo il 2 maggio. È l’ultima chance che ci rimane». Che cosa sia successo, non lo sa nessuno: tra le ipotesi, la collisione con un container semisommerso che potrebbe aver fatto colare a picco la Bright. O un rapimento. Solo congetture.

I due velisti erano a bordo della Bright, una Oceanis 473 di 14 metri con la quale già molte volte Antonio, 53 anni, originario di Torino trasferitosi in Val di Magra per vivere sul mare, aveva attraversato l’oceano. È il suo lavoro, nato da una grande passione che anche Rosa condivide: i due gestiscono insieme, a Bocca di Magra, la Bright Charter, che ha tra i suoi punti di forza l’organizzazione di vacanze in barca a vela ai Caraibi. Antonio e Aldo erano salpati il 7 aprile proprio dalla Martinica, per riportare la Bright nel golfo dei poeti. Per Antonio era la prima traversata atlantica: trentenne originario di Padova, era arrivato pochi anni fa alla Spezia dove era nata l’amicizia con Aldo. Lo scorso gennaio Antonio si era trasferito alle Canarie, per aprire un ristorante italiano a Fuerteventura insieme alla compagna Francesca. La traversata sul Bright era per lui una sorta di vacanza premio, a lungo attesa. Sapeva che con Aldo sarebbe stato in buone mani. All’inizio tutto è filato liscio, come sempre. Il 25 aprile la Bright e il suo equipaggio hanno fatto tappa alle Azzorre, per ripartire il 28 alla volta di Gibilterra, da dove sarebbero entrati nel Mediterraneo.

Alla mezzanotte e 16 minuti del 1° maggio l’ultimo messaggio di Aldo a Rosa, via cellulare: «Va tutto bene, meteo buono». Poi il silenzio fino a che, alle 15.48 del 2 maggio, il centro marittimo di Delgada riceve un messaggio di allarme dal dispositivo di soccorso satellitare della Bright. La posizione è in acque portoghesi a circa 330 miglia a est delle Azzorre e 410 miglia dalle coste europee. Scattano le ricerche che durano 72 ore e non danno esito: vengono trovati pochi oggetti, tra cui tre giubbotti di salvataggio, ma nessuna altra evidenza di un naufragio né alcuna traccia dei naufraghi, che avevano a disposizione una zattera di salvataggio perfettamente attrezzata, in grado di farli sopravvivere per settimane. Su pressione dei familiari e del mondo dei velisti, il 7 maggio le ricerche attive in mare riprendono, per cessare definitivamente pochi giorni dopo.