
di Franco Antola
Qualcuno la chiama mobilità apicale, di fatto è una specie di staffetta tutta interna ad Acam-Iren con lo scambio di incarichi in ruoli chiave che tornano, in alcuni casi, sotto la responsabilità dei precedenti dirigenti. Sono molte le novità – alcune già formalizzate – che con dicembre investiranno l’assetto di vertice di Acam-Iren. Alcuni movimenti, quelli riferiti al management, non incideranno più di tanto sulle strategie operative del gruppo su Spezia, altri invece con lo spostamento di risorse aziendali da un settore all’altro, qualche ricaduta negativa sui servizi potrebbero averla, almeno a giudizio del sindacato, che parla di impoverimento di importanti professionalità del territorio. riguarda il Laboratorio centrale di Acam Acque, con sede in via Crispi, che nel corso degli ultimi anni aveva già subito tagli e ridimensionamenti, oggetto a suo tempo anche di un’interpellanza in consiglio comunale. Il fatto è che, come ammettono i rappresentanti sindacali, a mettere in gioco la sopravvivenza della struttura di via Crispi, dove vengono eseguiti campionamenti ad analisi, è la richiesta venuta dagli stessi addetti che hanno fatto tutti domanda di trasferimento ad altri servizi, verosimilmente per evitare il trasferimento in sedi aziendali Iren fuori Spezia, Genova in primo luogo.
Ma andiamo per ordine. I movimenti di vertice riguardano (di nuovo) Acam Acque la società cui è affidato il servizio idrico: Marco Fanton col primo dicembre è diventato infatti direttore di Acam Ambiente, ruolo che aveva già ricoperto fino al 2017, mentre Fabrizio Fincato, già numero uno di Ambiente si sposta, con l’incarico di amministratore delegato, a Recos – la società controllata da Iren, che si occupa tra l’altro dello spinosissimo caso del biodigestore di Saliceti – prendendo il posto di Loris Canovi. A dirigere Acam Acque sarà invece Massimo Costa, emiliano, risorsa interna al Gruppo, già responsabile delle acque reflue di Acam Acque alla Spezia. Non solo. Col primo dicembre ha lasciato il servizio per raggiunti limiti di età anche il responsabile del servizio raccolta e spazzamento Paolo Sturlese. Quale la ratio degli spostamenti? Logiche strettamente aziendali, pare di capire, a dispetto di qualche interpretazione ’politica’, riferita – si dice – ai rapporti di Fincato con Palazzo civico. Lettura peraltro esclusa, oltre che dall’azienda, dagli stessi sindacati che non tralasciano di ricordare gli importanti obiettivi raggiunti da Fincato, nei suoi cinque anni di gestione, nel servizio di organizzazione e raccolta rifiuti. Un po’ diverso il quadro per il laboratorio di via Crispi, la struttura adibita ai controlli analitici dell’azienda, un fiore all’occhiello nato tra l’80 e l’inizio degli anni ‘90 con l’entrata in vigore del D.P.R. 23688 sulle acque potabili, che gestisce essenzialmente il controllo della potabilità dell’acqua, rispondendo anche all’accresciuta coscienza ecologica col monitoraggio del ciclo delle acque, ma non solo, con tutte le relative implicazioni ambientali. "In effetti – osserva Ilaria del Caldo, della segreteria regionale Femca, responsabile territoriale per Spezia – dal nostro punto di vista lo smantellamento del laboratorio centrale è un brutto colpo per la struttura aziendale. La direzione ci ha convocato per discutere della cosa e risolvere comunque il problema entro gennaio, ma personalmente non sono molto ottimista. E’ vero che la struttura è ormai ridotta al lumicino con soli cinque operatori fra campionatori e addetti alle analisi, ma si tratta di un importantissimo presidio sul territorio. La questione è delicata anche perché tutti gli addetti hanno chiesto lo spostamento ad altri servizi, cosa che come sindacato ci ha un po’ spiazzato, e per garantire il mantenimento del laboratorio servirebbero comunque assunzioni e fasi di formazione professionale. L’idea dell’azienda è di chiudere, col trasferimento del servizio a Geova o presso strutture esterne. Staremo a vedere. In gioco, questo è certo, c’è la sopravvivenza di un pezzo importante di professionalità aziendale".