
Uno spezzino al comando. Maricodrag in prima linea nella difesa dei gasdotti. In arrivo nuovi cacciamine
Tecnologia, efficienza e addestramento per difendere i traffici nazionali e i gasdotti, fonte primaria di approvvigionamento energetico per il nostro Paese. Il tutto, racchiuso nella darsena della Base navale spezzina, là dove c’è il cuore pulsante di Maricodrag, il Comando delle forze di contromisure mine guidato dal contrammiraglio Gianguido Manganaro. Un’eccellenza della Marina che ha la sua sede proprio sulle banchine maroline, e che in questi anni ha assunto un ruolo sempre più centrale nel controllo degli interessi nazionali.
Comandante, perché Maricodrag ha la sua sede proprio alla Spezia?
"Una scelta strategica, legata alla presenza delle realtà industriali e tecnologiche del territorio: basti pensare che i nostri cacciamine sono stati realizzati a due passi da qui, nei cantieri Intermarine, nei quali per i prossimi anni sono previste ulteriori costruzioni".
Un programma di investimento importante: ce ne parla?
"Le navi attuali sono state ammodernate nei sistemi di caccia, ma hanno una loro vetustà: il programma di nuove costruzioni, che coinvolgerà sempre Intermarine, è finalizzato alla realizzazione di sei cacciamine costieri e sei cacciamine d’altura. La prima unità dovrebbe essere consegnata nel 2028".
Da quante persone e da quante unità navali è composta la flotta?
"Siamo circa 900 operatori: una formazione contenuta nei numeri ma altamente specializzata. Abbiamo in dotazione dieci cacciamine, uno dei quali è stato avviato al processo di dismissione (nave Milazzo, ndr.): una parte è in manutenzione, un’altra impegnata in attività in mare, altre unità sono all’ormeggio, pronte per dare il cambio nelle attività operative. La flotta conta poi tre navi idrografiche che contribuisono a formulare le carte nautiche, e quattro navi esperienze: Alliance e Leonardo, condivise con la Nato, Martellotta e Rossetti".
Quali navi sono attualmente impegnate in esercitazioni o operazioni?
"Nave Vieste sta partecipando all’operazione ’Mediterraneo Sicuro’, nello specifico all’attività denominata ’Fondali Sicuri’, attraverso la quale andiamo a controllare l’integrità delle infrastrutture subacque: il Tap, il gasdotto che unisce l’Italia all’Albania, e poi il GreenStream e il TransMed, che ci collegano rispettivamente con Libia e Tunisia".
Proprio il tema della difesa delle infrastrutture è diventato sempre più attuale dopo gli attentati al gasdotto Nordstream: è aumentato, in questo senso, il vostro impegno?
"Il controllo delle infrastrutture critiche veniva svolto già in precedenza, ma dopo quanto accaduto è stata data una struttura più importante a questo tipo di attività. È stato creato il Critical Undersea Infrastructure Coordination Cell, dove confluiscono informazioni civili e militari sulle infrastrutture critiche. La Nato è molto interessata a questa struttura, e a livello europeo siamo certamente precursori in questo campo".
Attività che vi vedono spesso operare spalla a spalla con il Comsubin...
"Ovviamente. Nell’organico di Maricodrag abbiamo palombari che arrivano dal Gos, imbarcati sui nostri cacciamine. Col Comsubin abbiamo contatti quotidiani. Durante l’ultima esercitazione svolta assieme in Sardegna abbiamo scoperto sei mine davanti al golfo di Cagliari, e col nucleo Sdai sono state fatte brillare".
Un comando con una forte impronta tecnologica: robot, auv e rov sono ormai di casa a bordo delle vostre unità.
"Abbiamo due Remus 100, due Remus 300 che possono andare a profondità ancora maggiori, poi abbiamo un Hugin, che riesce ad arrivare fino a 3mila metri, negli abissi: a quelle profondità si riesce a coprire circa l’80 per cento dei fondali del bacino Mediterraneo".
Funzioni e tecnologie che aprono questo comando ad attività duali. Ci spiega quali?
"Il compito primario di Maricodrag rimane la caccia alle mine, che ha la funzione di garantire anche la libera navigazione e la sicurezza dei porti a tutta la comunità marittima. Operiamo anche a favore di altri dicasteri: collaboriamo con il ministero della Cultura, anche nell’ambito di sinergie internazionali, per verificare segnalazioni e informazioni. Recentemente, durante un’esercitazione in Croazia abbiamo scoperto un relitto con numerose anfore".
Il Polo nazionale della dimensione subacquea inaugurato negli spazi del Cssn vi vedrà protagonisti, assieme ai privati, per sviluppare strumenti e strategie?
"Con il Cssn siamo in contatto continuo. Il Polo sarà un collettore tra aziende, istituti di ricerca e mondo militare, con l’obiettivo di creare opportunità. Dentro questa aggregazione ci siamo anche noi: nel giorno dell’inagurazione, uno dei nostri cacciamine è stato protagonista dell’esibizione. Senza dimenticare che lì ha sede il Cmre della Nato, con cui condividiamo le navi e con cui c’è una collaborazione fitta".
Cosa significa per uno spezzino guidare un comando così importante?
"Una bella soddisfazione, sono tornato nella mia città dopo tanti anni. Ho cominciato la mia carriera nel 1994 proprio in questa base navale, a bordo di Nave Mimbelli, poi il lavoro mi ha portato altrove, ma con gioia sono tornato dove ho ancora i miei affetti".
Roberta Della Maggesa
Matteo Marcello