
Trasformazione, la sfida da vincere. Per l’industria e una comunità intera
Trasformazione: se le tinte saranno chiare o fosche è ancora da definire, ma ciò che è certo è che La Spezia e il suo territorio sono chiamati a rispondere alle sfide del futuro. Questo il grande interrogativo emerso dall’assemblea pubblica di Confindustria La Spezia – la prima dopo tre anni - tenutasi ieri nell’auditorium intitolato a Giorgio Bucchioni, a cui è stato tributato un sentito omaggio in apertura di lavori. "La Spezia +10 anni: sviluppo, innovazione e sostenibilità": un domani che non interessa solo il mondo rappresentato dagli industriali, ma un sistema economico, sociale e culturale e una comunità intera. La discussione ha preso il via dallo studio di posizionamento e orientamento strategico effettuato dalla società di consulenza The European House – Ambrosetti. "il ruolo delle imprese nella definizione del futuro del territorio della Provincia della Spezia", illustrato dal responsabile area scenari e intelligence Lorenzo Tavazzi, che ha scattato una fotografia degli asset e delle opportunità associate a 24 progetti di investimento in corso eo in fase di studio.
Sfide in risposta alle quali il presidente di Confindustria Mario Gerini, intervenuto in tandem con il direttore generale Paolo Faconti, ha raccolto il guanto. "Tutto ciò può essere raggiunto tramite la costituzione di strumenti quali una cabina di regia e una conferenza di pianificazione, con l’obiettivo di promuovere una programmazione condivisa sia in termini urbanistici, sia economici che sociali. L’output dovrà essere una strategia complessiva sovraordinata di programmazione condivisa e concordata, che possa essere recepita dai vari enti competenti. A nostro parere, il ruolo di coordinatore dovrebbe essere svolto da Regione Liguria, in una logica di area vasta".
Dovrà prendere forma in un territorio in cui hanno segno positivo dinamicità imprenditoriale, turismo, ambiente, economia del mare, ma sono spine nel fianco export, disoccupazione, manifattura, demografia. Soprattutto questa. "La simulazione demografica 2030 prevede che, se non ci sarà un’inversione, la popolazione diminuirà di 4000 unità, a fronte di un aumento della fascia over 65 e con il rischio una perdita per l’economia di 400 milioni di euro" ha spiegato Tavazzi. A fronte di ciò, l’occasione è rappresentata dai 24 progetti citati dallo studio di Ambrosetti, "la cui piena attuazione può generare un impatto sul pil fra i 5,2 e i 6,5 miliardi di euro, con un pil potenziale compreso fra 1,8x e 2,1x quello attuale". Il 33% di questi è relativo alla riqualificazione industriale, il 21% al turismo e alla riqualificazione urbana, il 17% è costituito da progetti infrastrutturali gomma-ferro, il 13% allo sviluppo delle competenze e formazione per l’industria, il 12% alla portualità e alla logistica, il 4% alle infrastrutture digitali.
La parte del leone sono interventi in cui il pubblico ha un ruolo strategico, considerati "di base", come il raddoppio della Pontremolese, la valorizzazione di Calata Paita e Waterfront, i dragaggi e il potenziamento della stazione di Migliarina, la costituzione di un polo per la formazione tecnica, poi ci sono gli "interventi trasformatividi accelerazione della competitività", come la riqualificazione e il riutilizzo dell’area industriale dell’ex Vaccari a Santo Stefano e il programma "Basi Blu" e ancora le opportunità potenziali come il consolidamento del Miglio Blu, il Polo Nazionale della Subacquea e la riqualificazione e il riuso dell’area Enel. Per arrivare al 2033 e fare centro, ci sarà bisogno di visione e unità di intenti.