Era il 9 settembre 1943 quando si consumò la più grande tragedia nella storia della Marina Militare italiana occorsa a una singola nave in combattimento, nella quale persero la vita 1.352 uomini. La corazzata Roma, fu affondata al largo dell’isola dell’Asinara. In quel tratto di mare, così bello, per domani sono stati invitati anche trenta familiari di quei caduti, tra cui Adonella Spadaccini, pronipote di Adone Del Cima, storico comandante della Roma.
Adonella, che memoria resta oggi del suo prozio Adone Del Cima?
"Lui sarà sempre ricordato per la sua rettitudine, la sua forte vicinanza alla chiesa, il suo amore unico per la famiglia. Che da Torre del Lago lo seguiva trepidamente in ogni momento perché sapevano che lui dava tutto per gli altri. Era un punto di riferimento sicuro per i suoi marinai, così come lo era per i miei parenti. Una persona veramente speciale, e così è stato riconosciuto da tutti anche dopo la sua scomparsa".
Nella vostra famiglia il ricordo del comandante è stato e sarà sempre così importante?
"Assolutamente. Perché la sua bontà e la sua attenzione verso di noi non è mai mancata, anzi, mio padre Adone Spadaccini, che era del 1924, e le sue sorelle, ebbero aiuti economici per potere studiare. Pur essendo trasferito per esigenze di servizio, in diverse città, volle sempre mantenere un legame strettissimo con i suoi parenti torrelaghesi".
Nella lettera che scrisse alla madre l’8 settembre, si legge quasi un presagio di cosa stava per avvenire?
"Io dico di sì, se lo sentiva quasi come avesse visto il suo destino segnato. C’era una terribile guerra, avvenne quello che nell’arco di poche ore forse nessuno aveva previsto".
Che impressione vi ha fatto essere invitati alle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario?
"Ne siamo felici e orgogliosi. Sarà un’emozione forte che rimarrà nella nostra memoria per sempre. Pensare che il mio prozio era proprio lì, ottanta anni fa, in quell’inferno di esplosioni che spazzarono via in un attimo tante vite come la sua, è una cosa indescrivibile".