La Spezia, 13 febbraio 2023 - Raulin Manuel Paulino Mota, 37 anni, era sottoposto alla misura del cosiddetto "affidamento in prova al servizio sociale" quando aveva architettato il traffico di cocaina dalla Colombia a mezzo del corriere-ovulatore poi morto per gli effetti della droga nell’intestino e il cui cadavere sarebbe stato dallo stesso squartato per recuperare i contenitori con la droga e poi occultato. La circostanza emerge dalla carte dell’inchiesta svolta congiuntamente da Polizia e Carabinieri dopo il ritrovamento nel bosco di Carpena di Marinasco, il 17 febbraio del 2022, del corpo smembrato dagli animali dell’uomo ancora senza nome.

Le prospettazioni accusatorie si sviluppano sul piano indiziario, con solidi ancoraggi: le intercettazioni ambientali e la fuga dello stesso indagato nel momento in cui aveva capito che attorno a lui si stava stringendo il cerchio investigativo che lo avrebbe rispedito in carcere. Si, Paulino Mota aveva già fatto esperienza della detenzione e, prima di quella che ne era stata conseguenza, del traffico internazionale di droga. Risale al 2017 l’arresto, ad opera della Guardia di Finanza, al casello di Sarzana, per la detenzione - in concorso con altri corrieri - di 10 chili di cocaina provenienti dall’Olanda. Aveva dato segni di redenzione dopo la condanna, diventata esecutiva, a 5 anni di reclusione. Espiati quattro anni, aveva fatto centro la richiesta degli avvocati difensori Fabrizio Ricciardi e Paolo Munafò di affidamento in prova al servizio sociale. Il ’test’, disposto dal magistrato di sorveglianza Massa, stesso era scattato il 20 luglio del 2021 in parallelo alla dimostrazione di un impiego regolare in una ditta che si occupa di meccanica e anche all’iscrizione ai corsi serali di una scuola. Il percorso di recupero, monitorato con colloqui e presentazioni all’Ufficio del ministero di Giustizia preposto dall’esecuzione ’esterna’ delle pene, aveva dato riscontro all’obiettivo perseguito della ritrovata responsabilità.
Ma quello di Paulino Mota era un bluff. Che aggrava la sua posizione di ricercato: anche lui, infatti, risulta tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Fabrizio Garofalo su richiesta del pm Maria Pia Simonetti che ha coordinato l’inchiesta di Carabinieri e Polizia. Da tempo è irreperibile. Dopo la notizia del ritrovamento casuale del cadavere nel bosco ad opera di due cani si è allontanato dalla Spezia. Secondo gli inquirenti avrebbe raggiunto la Spagna. Di qui la trasmissione del mandato di cattura alle autorità di polizia spagnole nella speranza che l’indagato possa essere rintracciato. Di certo con la sua fuga e con i quattro arresti scattati la scorsa settimana, Carabinieri e Polizia hanno stroncato un traffico di droga importante che aveva come meta finale dell’importazione e dello spaccio la città della Spezia e il territorio limitrofo. Oggi gli interrogatori di garanzia dell’ecuadoregno Medina Zambrano, 30 anni, accusato di concorso con Mota nel traffico internazionale di cocaina che è costato la vita al corriere, di Matos Herasme e Betances Medina – dominicani, di 50 e 29 anni – accusati di aver importato dalla Svizzera cinque chili di cocaina e Moran Minota (colombiano), 33 anni accusato di aver venduto a Zambrano mezzo chilo di neve. In campo, rispettivamente, gli avvocati Mauro Boni, Francesco Vetere, Davide Garbini e Andrea Tavernelli.