
Il Comune di Riccò nei mesi scorsi era stato diffidato dall’organizzare matrimoni civili nel sito di Carpena. Ora l’area è stata chiusa con un lucchetto foto d’archivio
Il cancello chiuso con una catena, un nuovo cartello a indicare la proprietà dell’area. Questo si sono trovati di fronte, nei giorni scorsi, alcuni residenti della zona nonchè alcuni turisti di passaggio, desiderosi di visitare il sito archeologico del castello di Carpena, chiuso – parrebbe – senza alcun preavviso. Una delusione che ha portato alcuni di questi a bussare alle porte del Comune per chiedere chiarimenti, con l’ente che, di fronte alle segnalazioni, sarebbe trasecolato, non essendo l’autore materiale della serrata di un’area che tuttavia, carte alla mano, è regolata dalla convenzione firmata nel 2011 tra Comune e Istituto diocesano per il sostentamento del Clero, che prevede il comodato d’uso trentennale del bene a favore del Comune della bassa Val di Vara a fronte di investimenti per il rilancio dell’area, riqualificata effettivamente negli anni successivi grazie a cospicui finanziamenti europei. Contestualmente alla nuova catena, nei giorni scorsi è comparso anche un cartello, in cui si evidenzia che l’area, della quale fa parte la chiesa di San Nicola, è di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del Clero della Diocesi della Spezia. Non è escluso che il Comune, a fronte della segnalazione, possa ora procedere per far valere i propri diritti rispetto all’area oggetto di convenzione con la diocesi spezzina. Di certo, recentemente i rapporti tra l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero e il Comune paiono essersi incrinati, a fronte della decisione dell’ente diocesano di diffidare l’amministrazione comunale dall’organizzare matrimoni e unioni civili all’interno dell’area, un’opportunità colta in questi anni da decine di coppie.
Nella missiva inviata in municipio, la Diocesi invitava il sindaco a interrompere iniziative "in aperto contrasto con la sacralità del luogo", sottolineando come "l’esecuzione di tali attività risulta mai approvata dall’Istituto diocesano, e come tale eseguita in violazione del disposto contenuto nell’articolo 13 del negozio giuridico (il contratto sottoscritto tra le parti; ndr) il quale prevede quale conseguenza del suo mancato rispetto la risoluzione del contratto". Il Comune guidato da Loris Figoli si era allineato alla richiesta dell’ente della Diocesi, “cancellando“ il sito archeologico di Carpena dall’elenco dei posti in cui è possibile sposarsi con rito civile. Ora, il colpo di scena.
Matteo Marcello