
Non solo le proteste dei sindaci: contro il piano di dimensionamento scolastico – proposto e poi ritirato dalla Provincia a seguito delle lamentele dei territori – scendono in campo anche le famiglie. da diversi giorni, nel Calicese sta prendendo sempre più campo la petizione lanciata da un nutrito gruppo di genitori contro l’ipotesi di accorpamento dell’Istituto comprensivo di Follo e Calice con quello di Bolano. Una manovra che secondo le famiglie rischia di portare alla chiusura del plesso scolastico di Pian di Madrignano, che ospita la scuola primaria e quella materna. Un plesso che oltre a rappresentare l’ultima scuola rimasta sul territorio di Calice al Cornoviglio, negli anni si è contraddistinto per la qualità dell’offerta formativa, nonostante i numeri degli alunni frequentanti abbiano costretto alla formazione di pluriclassi. E proprio la questione legata ai numeri è sintomo di preoccupazione da parte dei genitori calicesi, secondo i quali con un eventuale accorpamento tra i due istituti comprensivi della bassa Val di Vara rischierebbe la chiusura proprio il plesso calicese, con i giovani del territorio costretti a migrare nelle scuole di Follo o di Bolano. Nell’esposto, oltre a sottolineare i numeri che deriverebbero dall’accorpamento – l’istituto follese ha 623 studenti suddivisi in sette plessi e 37 classi, mentre quello di Bolano ha 600 studenti distribuiti su tre plessi e 31 classi – le famiglie spiegano che "una gestione, già difficoltosa allo stato attuale, rischierebbe con tali numeri di diventare ancora più gravosa, a discapito dei servizi offerti agli studenti e alle loro famiglie". Sul tema, intanto, si registra l’intervento del consigliere regionale dem, Davide Natale, che parla di "buon senso" riguardo la decisione della Provincia di ritirare il piano originario per traguardare una progettazione condivisa, sottolineando che "non possono essere solo i freddi numeri a governare le decisioni in contesti particolari come quelli dei piccoli centri. Se vogliamo dare una chance all’entroterra, il punto di partenza è la garanzia dei servizi essenziali: la sanità la mobilità e la scuola. L’Alta Val di Vara già si trova senza medici e ora rischia di finire anche senza scuole. Speriamo che i primi cittadini, a cui ribadiamo tutto il nostro sostegno, non siano costretti al ricorso al Tar per garantire un diritto ai propri concittadini".
Matteo Marcello