Sub dispersi ai Caraibi, si tenta il recupero. "Quella grotta è una trappola"

Tra i soccorritori anche l’ex carabiniere italiano Sergio Cipolla

Sergio Cipolla (a sinistra) impegnato nelle ricerche con il Centro operazioni di emergenza

Sergio Cipolla (a sinistra) impegnato nelle ricerche con il Centro operazioni di emergenza

Santo Domingo, 16 febbraio 2019 - "Abbiamo individuato un corpo, e siamo abbastanza sicuri che a poca distanza vi sia anche l‘altro: abbiamo perlustrato tutta la grotta, non può che essere lì. Se tutto va bene, sabato li recuperiamo". Le parole sono di Sergio Cipolla, carabiniere abruzzese in pensione da anni, trapiantato a Santo Domingo.

Sub specializzato, fa parte del Centro di operazioni d’emergenza e ha preso parte alle immersioni di soccorso che da ormai una settimana si susseguono nella grotta di El Dudù, sulla costa settentrionale dell’isola caraibica. Italiano come Carlo Basso, 44enne istruttore di diving originario di Mestre ma da tempo trapiantato a Levanto, e Carlo Barbieri, 56enne imprenditore edile nativo di Levanto, da tempo trasferitosi proprio nella perla dei Caraibi, i due amici che si sono immersi nella grotta sabato pomeriggio senza più fare ritorno.

Quella che era partita sabato sera come una missione di soccorso, è purtroppo diventata una triste operazione di recupero dei corpi dei due appassionati di diving. Operazione, questa, che potrebbe essere portata a termine oggi, dopo lo stop decretato giovedì pomeriggio dalla task force a causa dell’elevata torbidità dell’acqua, che azzera la visibilità in un’area naturalmente impervia come la grotta sotterranea e rende oltremodo difficoltose e pericolose le attività.

"Tutto dipende dalle condizioni dell’acqua, perché stiamo operando in una zona della grotta non facile: un cunicolo molto stretto che permette l’accesso a due sub ma che dà margini di manovra a un solo operatore", spiega Sergio Cipolla, che poi, sulla grotta definita da molti sub ‘una tomba’, afferma che "è pericolosa, non ci sono dubbi. Per perlustrarla serve una certificazione ad hoc. Speriamo che l’acqua sia cristallina e ci permetta di portare a termine le operazioni di recupero".

Cipolla, che proprio grazie alla sua esperienza nelle immersioni è il comandante dell’Unità di salvamento e soccorso acquatico degli ausiliari navali della Repubblica dominicana, è stato contattato dal Comitato operazioni emergenze sin dall’inizio della vicenda, e ha effettuato due immersioni insieme ai sub della Società speleologica della Repubblica dominicana. Una task force di 30 persone.

"L’Ambasciata italiana è molto presente e ci mette a disposizione tutto ciò di cui abbiamo bisogno, così come il governo dominicano", sottolinea Cipolla, che nel 2015 salì ogni onori della cronaca per aver salvato 14 naufraghi davanti alle coste di Santo Domingo.