Giovani stressati dalla pandemia. Cresce il consumo di alcol e droghe

Oltre 400 i pazienti in cura al nucleo operativo Asl. E preoccupa la precocità nell’approccio all’ebbrezza

Alcol e minorenni (Foto di repertorio Newpress)

Alcol e minorenni (Foto di repertorio Newpress)

La Spezia, 19 ottobre 2021 -  La diffusione dell’alcol fra i giovani cresce, anche se il fenomeno è spesso sotto traccia e non sempre le cifre ufficiali certificano la dimensione di quella che resta una gravissima piaga sociale. I numeri riferiti al 2021 non sono comunque ancora consolidati perché le somme si tirano a fine anno e solo allora si potranno elaborare bilanci più esaurienti. "Nel 2020 rispetto all’anno precedente – spiega la dottoressa Sonia Lubrano, responsabile del Nucleo operativo di alcologia nell’ambito di Asl 5 – non abbiamo registrato aumenti significativi di nuovi ingressi per l’avvio del percorso di sostegno, ma è chiaro che in periodo di pandemia, per quanto i servizi fossero attivi, c’erano forti limitazioni e un notevole contingentamento delle visite". E nel 2021? "Sono aumentate sicuramente le persone inviate dal Tribunale e da altri servizi che hanno però un approccio sociale al problema dell’alcolismo, mentre noi abbiamo un approccio di tipo sanitario".  

Gli ultimi dati parlano di 412 pazienti totali in carico al Noa, di cui 329 alla Spezia. Le persone assistite dal Nucleo operativo di alcologia – contrariamente alla tendenza rivelata dalle sanzioni elevate dalla polizia municipale ai rivenditori nel corso dei controlli in città – risultano in maggioranza maschi, in un rapporto di due a uno rispetto alle donne. La fascia di età più esposta è quella fra i 50 e i 59 anni, meno quella al di di sopra dei 24 anni. Un dato statistico che si spiega, come chiarisce la dottoressa Lubrano, col fatto che i giovanissimi, da 24 anni in giù, vengono seguiti dal Centro adolescenza, dove le problematiche si intersecano dando origine a quadri differenti, anche dal punto di vista statistico. "L’approccio con gli adolescenti – osserva a questo proposito la dottoressa Lubrano – è meno medicalizzato, se gli adulti hanno bisogno di una terapia farmacologica, con i ragazzi il problema viene affrontato diversamente e investe le famiglie, coinvolte dal gruppo che si occupa dei colloqui". "In base alla nostra esperienza – aggiunge la responsabile del Noa – ci dobbiamo forse preoccupare di più di altre emergenze: sono in forte aumento, per esempio, i maltrattamenti e le conflittualità legate all’alcol, ma anche a cause come la perdita del lavoro e la convivenza forzata imposta dalla pandemia. Su questo fronte abbiamo assistito al un significativo peggioramento della situazione, anche con la ricaduta di persone seguite da tempo".  

«Nei mesi passati si sono ridotte invece le cosiddette abbuffate alcoliche, i binge drinking (la tendenza a ingerire più bevande alcoliche nella stessa serata o comunque in un arco di tempo molto ristretto, ndr.) – aggiunge Lubrano –. E’ invece preoccupante la precocizzazione dell’approccio con l’alcol, i ragazzi iniziano a bere già fra gli 11 e i 12 anni, mentre negli altri Paesi si comincia dopo. Da noi, beviamo meglio, certo, ma la normalizzazione del bere genera messaggi confusi. Del resto la diffusione dell’alcol è un’emergenza planetaria, e lo dice l’Organizzazione mondiale della Sanità, che ha stabilito che uno dei sei obiettivi più importanti da raggiungere entro il 2025 è la riduzione del 10 per cento dell’uso di sostanze alcoliche".