Sono vent’anni che ’il Tibe’ non c’è più

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"Ma dai, ma come…sono vent’anni che il Tibe non c’è più!?!", questa è l’incredula affermazione di meraviglia mista a stupore di tutti quelli che ho avuto modo di incontrare in questi ultimi mesi, sia che si trattasse di amici, che semplici conoscenti, o di chi avesse anche solo sentito parlare di Tiberio Nicola – ’il Tibe’ – quando in ogni discussione, sia che si tratti – soprattutto – di jazz, quanto di politica, inevitabilmente viene fuori il suo nome, legato ad un aneddoto, ad un suo pensiero o ad una sua affermazione, tanto è ancora forte e presente in città il suo carisma, la sua personalità, e la sagacia delle sue frequenti battute al vetriolo. E’ innegabile che manchi un personaggio così, personalmente mi manca moltissimo, mi manca condividere con lui gli ascolti musicali a casa sua, fra mille dischi e mille sigarette, mi mancano i racconti delle sue scorribande in giro per i festival jazz alla stregua dei nostri idoli fra i quali Art Blakey, Charles Mingus, Elvin Jones, Miles Davis, mi mancano le serate a suonare in giro con lui e con tutti gli amici che non ci sono più dell’Original Sprugolean Jazz Band, mi manca il suo pensiero politico di uomo libero e anarchico, svincolato da ogni convenzione e da ogni etichetta, un uomo che si sentiva, ed era veramente un “nero a metà”; mai, in nessuna persona come il Tibe il paragone, la distanza e l’assonanza fra la sua Lunigiana di origine, e la Louisiana alla quale ha sempre guardato con ammirazione, è stato così vicino.

Matteo Piazza

Nella foto: Tiberio Nicola

con il batterista Art Blakey

al Festival Jazz nel 1974