
di Vimal Carlo Gabbiani
Dalla terrazza panoramica del borgo si vedono distintamente, là in basso, sospesi sull’arenaria a picco sul mare e imbragati con delle corde di sicurezza, degli operai al alvoro. Sistemano delle reti, saggiano con degli strumenti la solidità della roccia, e suggeriscono ai colleghi che azionano gli escavatori quali manovre effettuare. Il primo tratto della Via dell’Amore è in questo momento un vero e proprio cantiere a cielo aperto, che corre veloce per consentire la riapertura al pubblico il prossimo mese. Intagliato nella falesia, il sentiero che profuma di timo e di lavanda, è celebre in tutto il mondo per la sensazione che regala a chi lo percorre. Quella, magica, di una sospensione tra cielo e mare.
Sindaca, perché la prossima riapertura della Via dell’Amore la preoccupa?
"Sono senza dubbio felice ma non nascondo qualche timore. Il rischio è quello che si riapra per poi dover chiudere subito dopo. Al momento non ci sono strumenti che possano garantire la sicurezza. Provi a immaginare il transito di migliaia e migliaia di persone ogni giorno, serve urgentemente una regolamentazione".
Il suo è un appello?
"Si, alla Regione e al Parco. Perchè costituiscano al più presto una cabina di regia in grado di gestire i flussi turistici. Sul caso specifico della Via dell’Amore sono pronta a intervenire con un’ordinanza per regolamentarne l’accesso. Ma è profondamente ingiusto che i sindaci siano lasciati soli. Serve un coordinamento tra enti, una sinergia fra istituzioni che parta dall’assunto della tutela del territorio".
Un angolo di paradiso, tanto bello quanto fragile. A che misure di salvaguardia pensa? "Credo sia importante stabilire una soglia massima di “carico“ per ciascun borgo, da non oltrepassare. Andare oltre un certo numero di visitatori non solo mette a repentaglio il territorio, ma incide negativamente anche sull’esperienza del turista. In alcuni momenti nella stazione di Manarola l’afflusso di persone è tale da rendere difficile anche solo scendere dal treno. Per attraversare la galleria occorre quasi un’ora. Non è questo un modello di turismo avanzato e sostenibile".
Non c’è il rischio di diventare troppo elitari con l’adozione di un sistema a numero chiuso?
" No, le Cinque Terre sono un patrimonio dell’umanità che deve rimanere accessibile a chiunque. Il punto è solamente quello di non permettere l’ingresso di troppe persone nel medesimo momento. Lo scorso novembre nel corso degli stati generali del Parco si era ragionato, tramite la collaborazione di Trenitalia e delle strutture ricettive, di monitorare i flussi in tempo reale. Idee e proposte poi tristemente cadute nel vuoto, ma necessarie per evitare l’innesco di situazioni pericolose".
Lei parla spesso riguardo a questo tema di una solitudine dei primi cittadini. Come mai? "Siamo l’anello debole. Abbiamo pochissime risorse e tantissime responsabilità. Ciò che si ricava dalle Cinque Terre Card andrebbe ridistrbuito ai Comuni, affinchè abbiano le risorse per sviluppare adeguate politiche di cura e controllo del territorio. Al momento purtroppo non è così".