
A destra, la protesta inscenata nei giorni scorsi a Livorno per osteggiare l’ormeggio in banchina della Slnc Severn. A sinistra, immagine di repertorio del cargo statunitense
Livorno ha detto ‘no’ e la nave Slnc Severn, battente bandiera statunitense, è letteralmente scomparsa dai radar. Il presidio durato tre giorni, organizzato dall’Unità sindacale di base (Usb) con il contributo di diverse sigle dell’associazionismo, è riuscito a impedire l’attracco nelle banchine dello scalo labronico del cargo che trasporta a bordo materiale da consegnare alla base americana di Camp Darby a Tirrenia (Pisa). Sulla questione i manifestanti hanno ricevuto un importante sostegno da parte del sindaco Luca Salvetti ed è stato altresì fondamentale il ruolo di mediazione svolto dal prefetto della città toscana, Giancarlo Dionisi, che, non appena è scoppiato il caso, con tanto di mobilitazione sindacale, si è affrettato a precisare che il cargo non trasportava armi ma generatori, mezzi da cantiere e attrezzature varie. Tant’è, la Severn a Livorno non ha comunque buttato l’ancora.
Dunque, cosa c’entra Spezia in tutto questo? Ieri – com’è stato verificato da La Nazione – la nave non risultava più localizzabile sui siti impiegati per tracciare il traffico marittimo internazionale e pertanto non sussistevano le condizioni per conoscere la rotta né il porto di destinazione finale. Una situazione che è stata denunciata anche in una nota congiunta a firma di Cgil Liguria e Filt Liguria. Dove si trova, allora, la Slnc Severn? E soprattutto, dove attraccherà, dovendo poi, secondo i piani, recapitare il materiale trasportato nella base militare statunitense di Pisa? La nostra città compare sulla scena quando la nave è ancora al largo delle coste livornesi perché quello spezzino viene indicato, insieme a Genova e Vado Ligure (Savona) come scalo alternativo per l’attracco. E così nella giornata di ieri si sono rincorse voci – poi smentite da fonti sindacali – secondo le quali la nave Slnc Severn sarebbe stata avvistata nelle prime ore della mattina proprio al largo delle nostre coste. Non solo. Nelle ore successive si è delineato anche un altro scenario, che non ha però trovato riscontri. Secondo questa ricostruzione la nave, proveniente da Israele, nelle scorse settimane sarebbe stata protagonista di operazioni di transito e forse di sbarco proprio nel porto della Spezia: circostanza anche questa smentita, nel corso della giornata, sempre da ambienti portuali. Con la speranza di fare chiarezza, Cgil Liguria e Filt Liguria hanno annunciato di essere comunque impegnati in un monitoraggio della situazione "con tutti gli strumenti a disposizione" e, come accaduto a Livorno, di essere pronti "a intervenire nel caso in cui la nave punti la prua verso un porto ligure". "I lavoratori – chiude la nota – non saranno complici di un genocidio". Anche Rifondazione Comunista La Spezia si esprime nei medesimi termini: "Ora si fa sempre più concreta l’ipotesi che la stessa nave stia cercando un nuovo approdo nei porti della Liguria: La Spezia non può e non deve diventare complice di un crimine internazionale. Accogliamo con grande favore la presa di posizione della Cgil Liguria e della Filt Liguria di intervenire laddove la nave tenti di attraccare in uno scalo ligure".
Tra gli scali alternativi era stato ipotizzato anche quello di Marina di Carrara. E’ di ieri la presa di posizione della sindaca Serena Arrighi, la quale ha dichiarato fermamente che "il porto di Marina di Carrara è un luogo di lavoro e di accoglienza, dove chi scappa da guerre e fame trova sicurezza e riparo. E’ un porto di pace e con la guerra non vuole averci nulla a che fare", "Per questo – ha rincarato la dose la prima cittadina – mi auguro che la Slnc Severn dopo essere stata respinta a Livorno non venga ad attraccare da noi. Il popolo carrarino e apuano con la grande manifestazione di lunedì scorso ha espresso chiaramente come la pensa su quello che sta avvenendo a Gaza gridando a piena voce il proprio ‘no’ alla guerra e al genocidio". La Nazione ha sollecitato sul tema anche il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, impegnato da giorni in una missione all’estero, che però ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.