REDAZIONE LA SPEZIA

Sciolti i sigilli all’Artek Al lavoro 45 falegnami

Il Riesame reputa sproporzionato il sequestro dei capannoni dell’azienda. Sotto la lente il lavoro degli ispettori Asl: deduzioni errate e atti snobbati

Non solo sproporzionato rispetto agli indizi dedotti ma anche fondato su presupposti che alla distanza si sono rivelati fallaci, a cominciare dall’attribuzione di effetti cangerogeni ai residui di semplice e innocua segatura depositata sulle macchine dopo la regolare aspirazione. Questa, in sostanza, la valutazione data dal Tribunale del riesame al sequestro di due capannoni della falegnameria Artek di Fossamastra eseguito a ridosso del Natale dagli ispettori dell’Asl 5 preposti alla verifica delle condizioni di sicurezza e alla prevenzione degli incidenti nei luoghi di lavoro. In cuor loro i ’segugi’ avevano agito per la tutela di 45 dipendenti ritenendo non adeguatamente applicate delle prescrizioni conseguenti ad un controllo risalente all’agosto scorso su impianto elettrico, macchinari e documento di valutazione dei rischi; ma la documentazione esibita in udienza dai legali dell’azienda, gli avvocati Giancarlo Rossetti ed Enrico Panetta, ha indotto il collegio - presidente Fabrizio Garofalo, giudici Maurizio Drigani e Stefania Letizia - a disporre la revoca del sequestro dei due capannoni della falegnameria, ritenuto, appunto, eccessivo.

Da ieri i dipendenti di Artek sono tornati al loro posto e l’attività è stata riavviata. "E’ stata una batosta inattesa; ci stiamo leccando le ferite; abbiamo bruciato il periodo delle festività natalizie a rassicurare tutti i nostri committenti impressionati dalla notizia del provvedimento giudiziario: questo non aveva motivo di essere adottato. La conferma è arrivata dai giudici del Tribunale del riesame grazie ad una puntuale lettura dei nostri atti che dimostrano il rispetto delle norme e agli affondi dei legali che hanno evidenziato l’approssimazione dei rilievi investigativi sulle polveri depositate sulle macchine, in luogo delle analisi strumentali: segatura innocua è stata scambiata per residui di legni duri e cangerogeni" oltreché una puntualizzazione è uno sfogo quello di Emiliano Ferrari, 54 anni, dominus dell’azienda specializzata nella realizzazione degli allestimenti dei superyacht, fornitrice dei primari cantieri del Miglio Blu, parte integrante e propulsiva del ’primato’ spezzino nella nautica. Un imprenditore nato dal... basso. "Faccio il falegname dall’età di 20 anni; figurarsi se non bado alla salute dei miei polmoni e a quelli dei miei dipendenti..." dice risentito per il danno di immagine.

In effetti i giudici, pur ’riaprendo’ i capannoni hanno mantenuto il sequestro di una macchina: una sega a nastro. "Ciò - rivela Ferrari - solo perché gli aspiratori in dotazione non sono conformi alle norme speciali che vigono alla Spezia in materia di aspirazione delle polveri, là dove invece altrove le stesse sono più allentate".

Corrado Ricci