CORRADO RICCI
Cronaca

"Spaccadecibel" lascia: "Cambio casa per poter vivere"

L'ingegner Gasparini lascia il Canaletto ma rilancia la denuncia al pm

Vittorio Gasparini (foto Frascatore)

La Spezia, 1 agosto 2019 - Se lo è potuto permettere ponendo a frutto i sacrifici di una vita di lavoro e ha compiuto il grande passo: l’acquisto di una nuova casa, lontana chilometri da quella nella quale ha vissuto al Canaletto, esposta al disagio dei rumori e dei fumi provenienti dallo scalo marittimo.

L’ingegner Vittorio Gasparini - lo spaccadecibel che con i rilievi fai-da-te sul rumore portuale aveva portato al caso all’attenzione della Procura della Repubblica - è contento ma al tempo stesso amareggiato. «Ho trovato una casa a Carozzo. Andrò a vivere meglio ma il mio cuore restera sempre in questo quartiere. Non potevo però fare altrimenti per evitare la china a cui sarei stato esposto in caso di assunzione dei farmaci prescritti dal medico a fronte dello stress e dell’insonnia indotti dai rumori del porto. Avrei corso il rischio di rincoglionirmi; voglio invece continuare a dare il mio contributo tecnico a una battaglia per la comunità» dice esibendo l’esito delle visite e delle prescrizioni.

Notizie dalla Procura dopo il suo esposto?

«Nessuna. So che c’è un giovane magistrato al lavoro. Ma non ha ancora chiuso il cerchio delle indagini disposte dopo il mio esposto»

Fiducioso?

«Vorrei esserlo...».

Cioè? Sa dei summit in Comune conseguenza del richiamo ministeriale all’obbligo dei monitoraggi?

«Sì».

Soddisfatto almeno per questo?

«Scorrendo i verbali non c’è da rallegrarsi. Ad esempio fra le fonti che costituiscono il rumore portuale, oltre ai generatori delle navi, il transito dei locomotori, l’azione di gru e muletti, non sono considerati gli autoarticolati: i loro sobbalzi sui tombini, con i container vuoti, sono lame per le orecchie».

Intanto sono in corso d’opera le barriere fonoassorbenti...

«Ci sono voluti 15 anni; poi, con lo spostamento dei binari, dovranno essere arretrate. Ci vorranno altri 15 anni per completare le opere. Quanto all’efficacia, è nulla oltre al livello della strada e il primo piano delle abitazioni».

Che fare, allora?

«Applicare le norme a salvaguardia della salute; occorre individuare chi produce i rumori fuorilegge e dare corso alle sanzioni».

Altre azioni mitigatorie?

«Se parte dei soldi spesi per la barriere fonoassorbenti fossero stati impiegati per dotare le case con vista sul porto di doppi vetri e impianti di climatizzazione, forse sarebbe stato meglio».

Non pensa che la soluzione migliore sia l'elettrificazione delle banchine?

«Il tema sembra non essere più all’ordine del giorno. Nei verbali di summit ho letto di elettricità in banchina attraverso generatori alimentati a gnl. Ci vorrebbero dei serbatoi spropositati E il via via di cisterne per riempirli?».

Finalmente però parte il monitoraggio per individuare le fonti portuali dell’inquinamento...

«Troppo poco quanto è stato previsto. Ad esempio, una sola notte, con indotto preavviso per questioni di viabilità. Ciò lascia aperta la possibilità che in quella manciata di ore le presenze in porto siano... preordinate. In ogni caso così non potranno essere monitorate le navi più rumorose ma solo il rumore generato dalle navi quella notte presenti».

Che fare allora?

«Monitoraggi constanti e a sorpresa; a filo banchina e nel quartiere del Canaletto per cogliere, in parallelo all’uso di telecamere, gli scostamenti puntuali e localizzare le fonti. Domani (oggi per chi legge ndr) all’incontro popolare presso la sede Coop proporrò di dare vita ad una perizia privata, pagata dai cittadini. Presenterò un preventivo: porebbero bastare 3000 euro, oltre alle spese legali».