
Il pronto soccorso
La Spezia, 19 marzo 2016 - Diciotto ore su una barella del pronto soccorso. Una vera prova di forza per un ottantanovenne arrivato al Sant’Andrea – in codice giallo – alle 22 di giovedì con la figlia e «parcheggiato» lì fino alle 16 del giorno dopo. «Non ci sono letti a disposizione», la giustificazione che hanno accampato con grande imbarazzo gli infermieri che hanno fatto di tutto per ridurre il disagio fisico e psicologico dell’anziano.
"Ho portato mio padre in ospedale perché stava male per una aritmia causata, molto probabilmente, da problemi col dosaggio del Coumadin. Rischiava una emorragia cerebrale ed era visibilmente angosciato. Purtroppo però l’accoglienza non è stata delle migliori. È stato sistemato alla meno peggio su una lettiga – racconta la spezzina Giuliana Fiorelli, ancora sotto choc – perché non si trovava nemmeno un posto per lui. Così ci hanno detto, consigliandoci comunque di rimanere".
Oltre al danno, poi la beffa. "Sono dovuta tornare a casa nostra per prendere un cuscino da mettergli sotto la testa – continua la donna raggiunta da La Nazione direttamente al pronto soccorso verso le 11 di ieri, molto prima cioè che si potesse arrivare al lieto fine ovvero alla ‘conquista’ di un letto in Medicina –. Un piccolo gesto d’amore, l’unico che potevo compiere, per tentare almeno di alleviare un po’ le sofferenze di mio padre. Del resto ci siamo trovati in una situazione di incredibile disagio, nella quale però il personale sanitario si è dimostrato davvero esemplare, professionale e sensibile. Credo che sia difficile anche per loro lavorare in una condizione così complessa".
Sensibilità e professionalità però non sono bastate ad arginare le criticità oggettive che si sono trovati dinanzi, tra giovedì e venerdì, tanti utenti del pronto soccorso: una mamma racconta di aver portato via «per disperazione» il suo bambino di 9 anni per i tempi biblici di attesa. "Accanto a mio padre – racconta Fiorelli – c’erano decine di persone che speravano come lui in un letto. Tutti parcheggiati alla meno peggio tra le salette e il corridoio". Un copione che si è ripetuto anche venerdì mattina con la sala d’attesa stracolma e gli operatori impegnati a fare l’impossibile.
"Ci scusiamo con i pazienti, ma quello che stiamo vivendo è il risultato dei tagli imposti in questi anni": la risposta della direttrice del presidio ospedaliero non tarda ad arrivare. "Esistono delle criticità di spazio – spiega la dottoressa Decia Carlucci – Al pronto soccorso ci sono 18 letti tra la Medicina e l’Obi (l’Osservazione breve intensiva, Ndr) oltre ai posti dell’area di osservazione, dove i pazienti restano in attesa di essere valutati ed eventualmente ricoverati. Non è nostra abitudine tenere le persone nel corridoio, però spesso dobbiamo affrontare congestioni e picchi stagionali, come per l’arrivo dell’influenza".
Da qui, l’esigenza di approvare un regolamento di Bed management per riservare posti letto agli acuti, nel rispetto delle percentuali minime previste dalla Liguria. Un’operazione sufficiente?