CHIARA TENCA
Cronaca

Processioni a Pegazzano. Donne e bimbi in corteo con i marescialli in testa per guardare Mike e Riva

Ecco come la provincia spezzina ha accolto le prime proiezioni di Stato, negli anni ’50. Parrocchie prese d’assalto. Come le sportive, i circoli e le sezioni di partito nei quartieri .

Processioni a Pegazzano. Donne e bimbi in corteo con i marescialli in testa per guardare Mike e Riva

Processioni a Pegazzano. Donne e bimbi in corteo con i marescialli in testa per guardare Mike e Riva

Era il 3 gennaio di 70 anni fa quando la voce di Furia Colombo diede il ’la’ ad un’Italia diversa. L’inizio delle trasmissioni regolari nella tv di stato è un evento spartiacque per ogni famiglia, di quelli che rimangono impressi nella memoria collettiva. Il piccolo schermo iniziò a mandare in onda regolarmente gli annunci, il telegiornale e le trasmissioni della sera in una società abituata a condividere, in cui il benessere odierno era inimmaginabile. Era l’epoca della Ricostruzione, degli slanci, della collettività. Giusto pochi giorni fa, mio padre a tavola ricordava quanto la televisione abbia cambiato il sistema di vita delle persone, diffondendo la lingua italiana – entrando nelle case di tutte le province da Nord a Sud, le stesse case in cui si parlava dialetto stretto – e incidendo sulla vita sociale.

Ma nel 1954, a differenza dell’atomizzazione che avrebbe portato in seguito, si rivelò un grande aggregatore, complice l’alto costo degli apparecchi che per questo erano una rarità: da via Nazario Sauro si muovevano delle vere e proprie processioni dalle case dei sottufficiali della Marina militare per assistere alle trasmissioni dalla tv della parrocchia di Pegazzano. Vere e proprie processioni, con i marescialli in testa, le donne dietro e i bambini a scorrazzare intorno, che finivano su una lunga serie di panche senza schienale pronte a ospitare centinaia di persone. I conduttori e i titoli fecero epoca: Mike Bongiorno e ’Lascia o raddoppia?’, Mario Riva, che scomparirà tragicamente in scena, e ’Il Musichiere’.

C’è un documento di quegli anni che è arrivato a noi grazie al tandem formato dal videomaker Saul Carassale e dal giornalista Corrado Ricci, sulla società sportiva ’Forza e Coraggio’. Nel corto, parla Giovanni Carassale, allenatore per anni della squadra e figlio di Franco, a lungo presidente. "Ci sarebbe da scrivere un romanzo" esordisce l’intervistato, citando le trasmissioni più amate, le partite, la sala stracolma, il "brusio esagerato". Nella sede della ’Forza e Coraggio’, i graziotti continueranno a rinnovare per anni questo rito, ritrovandosi in massa anche per un avvenimento storico quale lo sbarco sulla luna, seguito per una notte intera. "Questo video – spiega Saul Carassale – è un estratto di quello realizzato per il centenario della ’Forza e Coraggio’, in cui si ripercorrono gli eventi salienti della storia della società. Come tutte le ‘sportive’, i circoli, le sezioni di partito, anche qui c’era la visione collettiva della tv, che all’epoca aveva una funzione socializzante". Anche il videomaker mette l’accento sui costi degli apparecchi, che la maggioranza delle persone non riusciva a permettersi: un fattore aggregativo, con "la gente che commentava ovunque: era il like di una volta". "Guardo a quel tempo con simpatia: sono testimonianze di cambiamento sociale, per una modalità di fruizione "molto social. Dopo, la tv è divenuta simbolo dell’egoismo. All’epoca, invece, costituiva di fatto un piccolo cinema, un momento aggregante che stimolava punti di vista diversi".

Ma non finiva qui, perché c’era anche il ‘dark side’. "Le persone erano a disagio: oggi siamo abituati a tv che funzionano alla perfezione, ma ricordiamoci che quelle vecchie avevano un trasformatore, l’antenna e magari il segnale saltava sempre. Insomma, un altro mondo davvero, dove però era davvero bello socializzare davanti al piccolo schermo".