
Primo sbarco e polemiche
La Spezia, 4 maggio 2023 – Il primo sbarco nel porto Spezzino è avvenuto poco meno di 100 giorni fa. Il 28 gennaio dalla Geo Barents di “Medici Senza Frontiere“ avevano toccato terra 237 persone tra cui 74 minori non accompagnati. Erano sbarcati a calata Artom messa a disposizione da La Spezia Container Terminal. Per consentire le operazioni di soccorso e redistribuzione delle persone quella zona del porto era diventata off limits a cargo e attracchi crocieristici. I primi a salire a bordo erano stati i medici dell’unità sanitaria dell’Usmaf (uffici di sanità marittima). Una mezz’ora buona di attesa e poi la prima a scendere dalla passerella era stata una donna infortunata a un ginocchio e trasportata all’ospedale di Sarzana.
Un paio di giorni di intensa attività che aveva visto anche diciassette persone ricoverate di cui tre risultate positive al covid. Durante quello sbarco non erano mancate le polemiche legate al decreto Piantedosi. E infatti terminate le procedure di sbarco il 31 gennaio era stato dato il via agli accertamenti per verificare se l’equipaggio della nave umanitaria di Medici senza Frontiere aveva violato il decreto Piantedosi o meno. Il motivo? Aver compiuto due salvataggi dopo che le era stato già assegnato il “porto sicuro“ in seguito al primo intervento umanitario. In quei giorni il prefetto Maria Luisa Inversini aveva spiegato che l’organo accertatore sarebbe stata la Polizia di Stato supportata dalla Capitaneria di Porto. Il comandante della nave e il capomissione erano stati ascoltati per otto ore filate. Poi era arrivata al decisione positiva per la Geo Barents che aveva potuto così riprendere il viaggio vero il Mediterraneo centrale per una nuova missione.
Ma a scatenare una ulteriore ridda di polemiche fu a pochi giorni di distanza anche la decisione di rinviare parte dei di minori a Foggia. Quei settecentosettanta chilometri in pullman per rientrare da Spezia nella città Pugliese, dopo quasi quattro giorni di viaggio in mare, era suonata come un’ulteriore beffa sulle spalle di quei ragazzi approdati sulla nave di Medici Senza Frontiere. E furono numerose le voci che si levarono a livello nazionale, ma anche in città di associazioni e società civile contro quella decisione vissuta come una violazione dei diritti di questi giovani approdati a Spezia già provati così duramente. Un esodo reso meno amaro grazie al pranzo solidale preparato da Silvia Cardelli, chef dell’Osteria della Corte. Decine di coperti che questi giovani hanno potuto portare con sé durante il viaggio. Di quei 74 minori solo 23 erano rimasti alla Spezia, gli altri avevano preso altre destinazioni tra cui appunto quella Foggiana.