
L’ex dirigente dell’Autorità portuale della Spezia, Maurizio Pozella
LA SPEZIASi dice amareggiato e stupito dalla sentenza della Corte di Conti, deciso a impugnarla in Appello. Così l’ex dirigente dell’Autorità portuale, Maurizio Pozella, che nei giorni scorsi è stato condannato a risarcire all’Autorità di sistema portuale del Mar ligure orientale 90mila euro a titolo di danno da perdita di chance. Sotto la lente della Procura erariale era infatti finita la gara per l’affidamento dell’appalto del servizio di vigilanza armata in porto a favore di un’azienda spezzina, secondo la Corte dei Conti eseguita in violazione delle regole sulla concorrenza e di par condicio dei potenziali partecipanti a una gara pubblica. "Sono sinceramente stupito e amareggiato dalla sentenza, che trovo assolutamente infondata perché non vi è stata alcuna alterazione o irregolarità nella gara per l’affidamento di servizi di vigilanza a cui si fa riferimento – dice Pozella –. Infatti, le presunte clausole di favore che sarebbero state inserite a vantaggio della società aggiudicataria e diffusamente previste in altre gare perché trattasi di requisiti normalmente richiesti negli appalti inerenti al servizio di vigilanza, non precludevano in alcun modo la possibilità ad altre concorrenti di partecipare, come tra l’altro è dimostrato dalla circostanza che nessuna di queste ha proposto un ricorso amministrativo, cosa invece piuttosto consueta".
Secondo l’ex dirigente "pare veramente singolare basare la quantificazione dell’ipotetico danno sul differenziale di uno sconto applicato a Genova per una gara analoga, posto che le tariffe previste a base della gara risultano coerenti alle previsioni normative, mentre quelle applicate dalla società presa come termine di confronto risultano nettamente inferiori". Non solo: Pozella evidenzia che "tutti gli appalti indetti da Autorità portuale per il servizio di vigilanza sia prima che successivamente al fatto contestato, siano stati assegnati alla solita società e ciò dimostra come quest’ultima, per esperienza e professionalità, non avesse bisogno di alcun aiuto per aggiudicarsi i contratti. Le valutazioni che hanno portato alla sentenza sono state sviluppate complessivamente su elementi inesatti o addirittura infondati riconducibili alle indagini di dieci anni fa ed a fatti risalenti al 2011. Sono certo che un più approfondito e puntuale esame delle circostanze condurrà ad un risultato ben diverso".
Matteo Marcello