Raggiunte le mille firme contro il progetto dei pontili galleggianti. La raccolta firme organizzata dalla Marittima con il supporto di Legambiente e del Comitato per la tutela della Rada di Lerici, costituito da semplici cittadini, ha raggiunto quota mille. I tre presidenti delle associazioni tornano a dibattere pubblicamente sul tema in risposta al sindaco Leonardo Paoletti che qualche giorno fa ha pubblicato su You Tube un’intervista per chiarire ancora una volta i principi alla base del suo progetto di razionalizzazione dello specchio acqueo di Lerici. Elena Darosi, presidente del comitato cittadino, parte all’attacco: "Riteniamo grave che il sindaco asserisca che l’attuale progetto definitivo, già approvato dalla giunta comunale e pagato, in realtà non sia il progetto definitivo, bensì un progetto standard necessario per essere presentato alle elezioni amministrative del 2020 ma che sarà revisionato. Dovrà essere integrato con una nuova progettazione e, di conseguenza, si andrà incontro a un prevedibile e ulteriore esborso di denaro da parte di tutti i cittadini". Inoltre non comprendono l’esigenza di razionalizzare la rada che trovano già ordinata così: "Da migliorare certamente servizi, fruizione, dissabbiamento, eccetera, ma la rada, pur con tante barche, non è disorganizzata, è gestita bene dalle Associazioni e necessita di servizi, pulizia e migliore qualità delle acque. Il sindaco afferma anche che la situazione attuale della rada sia divenuta improvvisamente un problema per la città e che l’unica soluzione siano questi 400 posti barca a pontile che faranno evolvere Lerici per dare risposte alle esigenze più ampie. In realtà per la maggioranza dei cittadini i problemi del borgo sono altri: servizi, manutenzioni, fognature, scarichi, qualità delle acque, insabbiamento della rada, evidenti agli occhi di tutti" afferma Giovanni Cortellezzi di Legambiente, che rivolge al sindaco alcune domande: "Non sono ancora noti i tempi di realizzazione del progetto, i disagi a cui andrebbero incontro tutti i lericini, gli ospiti e gli operatori commerciali. Chiediamo che venga detto espressamente per quanto tempo le zone limitrofe alla realizzazione del progetto e il centro del paese non saranno praticabili; come si intende bonificare il fondale, andando a ripulirlo dai probabili ordigni bellici; se sarà necessario evacuare parte del borgo e dove si intendono trasferire le barche in rada nel momento in cui verranno eseguiti i lavori". Bernardo Ratti, presidente della Marittima da sempre in prima linea in questa battaglia, fa alcune precisazioni in campo tecnico: "Ci chiediamo la ragione, ad esempio per cui non siano mai state prese, in questi ultimi 20 anni, misure strumentali sulle altezze d’onda all’interno della rada, utilizzando invece solo modelli matematici su dati forniti dall’ ondametro di Ispra posizionato un tempo fuori dal Tino; così come non si capisce quali siano gli interventi sulla scogliera e che impatto avranno sul fondale della rada".
Valeria Antonini