
Il ponte crollato
La Spezia, 20 settembre 2022 - Se tutto va bene le operazioni per la rimozione del ponte levatoio di Pagliari, con collocazione a breve distanza in uno spiazzo attiguo alla darsena, inizieranno alla fine del mese di ottobre. Il dato è emerso ieri nell’ambito dell’udienza davanti al gip Fabrizio Garofalo per la prosecuzione dell’incidente probatorio teso a risalire a cause e responsabilità del crollo risalente al 12 maggio 2021.
L’indicazione temporale è stata fornita dal legale dell’Autorità di sistema portuale parte offesa nel procedimento, l’avvocato Nicoletta Fiorino. Sarà l’impresa Vernazza Autogru srl di Genova ad effettuare il complesso intervento. Proprio la natura specialista e infungibile delle prestazioni, unita all’urgenza di effettuazione delle stesse, ha portato all’aggiudicazione dei lavoro all’impresa che "dispone delle capacità tecnico organizzative adeguate allo svolgimento del servizio richiesto" come recita la delibera di affidamento per 532mila euro, oltre Iva.
Emerge così una lievitazione dei costi, rispetto all’iniziale stima di 450mila euro quando, subito dopo il crollo, venne elaborato il progetto di massima. Ora è in corso quello esecutivo affidato dall’Autorità di sistema portuale, il 2 settembre scorso, alla società Progetec della Spezia.
Oggi il primo elaborato, quello relativo allo smontaggio delle cerniere del ponte, sarà vagliato dal collegio peritale nella prospettiva di futuri test di laboratorio. Tra 10 /15 giorni sarà pronto il progetto nel suo insieme per lo spostamento del ponte, in tempi compatibili con l’arrivo, via mare, della mega gru della società Vernazza, attualmente impegnata a Ravenna. I periti impegnati a dare risposta ai quesiti - gli ingegneri Massimo Losa, Renzo Valentini e Andrea Bracciali - hanno intanto chiesto una proroga di "almeno novanta giorni" per il completamento delle "molteplici e complesse" e attività. La stessa è stata accordata. La prossima udienza in calendario è stata fissata per il 20 gennaio.
Sarà pronta per quell’epoca la relazione? Nessuno è in grado di assicurarlo, visto il pregresso andamento della procedura in contraddittorio iniziata dopo il deposito, già nell’estate del 2021, della consulenza dell’ingegner Renato Buratti, tecnico di fiducia della Procura, che aveva interagito, per la raccolta dei dati, con i carabinieri del Nucleo investighativo. Questione di complessità non tanto degli accertamenti tecnici irripetibili ma del loro presupposto: l’intesa tra le parti sulle modalità di azione.
Come è noto gli indagati sono 35; per loro un parterre di avvocati e consulenti che, messi insieme, sfondano quota 120. Tanti i ’cervelli’ - legali e tecnici - che interagiscono nell’incidente probatorio. Mettere d’accordo tutti è un’impresa per i periti del gip Garofalo che, su richiesta del sostituto Claudia Merlino, aveva disposto l’accertamento destinato a produrre prove. Il periti- tutti con cattedra universitaria - Losa (docente di Fondamenti di ingegneria stradale, teoria e progetto delle infrastrutture stradali), Valentini, (insegnante di Metallurgia) e Bracciali (ordinario di Progettazione meccanica e costruzione di macchine) - oggi si incontreranno per vagliare il primo step progettuale funzionale allo spostamento del ponte e per stabilire quali debbano essere le misure da adottare per salvaguardare lo stesso, in fase di sollevamento e poi di posizionamento in un’area attigua alla darsena, come reperto da investigare.
Di qui il ricorso a mezzi speciali di sollevamento di difficile reperimento. Il riferimento è, in particolare, alla mega gru, dotata di mega braccio, individuata per lo spostamento del ponte. Per montare la stessa ci vorrà una gru più piccola. Le operazioni, come detto, inizieranno a fine ottobre. Tempi lunghi e utili per concludere il progetto esecutivo di rimozione, quello che – raccogliendo gli elaborati già agli atti da tempo e redatti da un professionista poi diventato consulente di un indagato – è ancora in corso di elaborazione.
A portare avanti il lavoro è, come detto, la Progetec della Spezia che si occuperà anche di direzione dei lavori e sicurezza. L’incarico è stato affidato prevedendo un compenso di 34mila euro. Briciole rispetto ai costi preventivati per l’esecuzione vera e propria della rimozione del ponte: 532mila euro, come detto -. Le spese sono a carico dell’ente di via del Molo, salvo rivalsa futura. La prospettiva è infatti quella di spalmare, un domani, i costi nei confronti di chi, a fine processo, dovesse risultare colpevole per negligenze e imperizie nell’esercizio delle funzioni collegate a genesi e operativitàdel ponte. L’orizzonte dell’inchiesta abbraccia progettazione, esecuzione, collaudo e manutenzione (straordinaria e ordinaria) della struttura. Di qui i tanti indagati. Ci vorranno anni per arrivare ad una sentenza, qualunque essa sia. La prescrizione, per il reato di crollo colposo, matura in sei anni; il termine, tenuto conto degli atti interruttivi (come la richiesta di rinvio a giudizio) può slittare di un altro anno e mezzo. Il tema non è battente. Più impellente è la restituzione della darsena alla sua piena operatività produttiva, da 16 mesi compromessa dall’effetto sbarramento creato dal ponte collassato e poi posto in sicurezza con l’approntamento di una serie di appoggi.
Ormai l’estate è agli sgoccioli. Il mese di ottobre è quello di avvio dei ’ricoveri’ manutentivi. Ma per ’incamerare’ le barche più grandi saranno necessarie gimkane, con alaggi ’esterni’, sulla passeggiata Morin, e surplus di costi che rischiano di scoraggiarei diportisti ad avvalersi dei servizi degli operatori del Consorzio nautico che gestisce la darsena di Pagliari, già alle prese col crollo del fatturato, con perdite sull’ordine del 50 per cento.