ALMA MARTINA POGGI
Cronaca

Platani con il cancro. Le piante abbattute in viale San Bartolomeo avevano un fungo

In previsione il taglio di altri quattro fusti a ridosso della barriera. Programmata la sostituzione di quarantacinque alberi in tutta la città. "La messa a dimora sarà seguita anche dall’Istituto fito-sanitario".

I platani spezzini hanno il cancro. Ha finalmente un nome la causa del lento ma graduale abbattimento dei grandi platani secolari che, disposti in successione lungo il limitare dei principali viali della città, costituiscono ancora l’unica vera ed efficace barriera naturale contro le alte temperature del clima e contro l’inquinamento. Ceratocystis platani, è questa la nomenclatura del fungo che colpisce esclusivamente i platani (di cui, in particolare, la specie orientalis e quella del platano comune) causando il cosiddetto ’cancro colorato del platano’: una malattia fungina molto aggressiva, capace di attaccare tutte le parti legnose dell’albero causando lesioni depresse, decolorazioni violacee sulla corteccia e annerimento del legno sottostante. Via via la chioma appassisce, il platano si spoglia e nel rapido giro di un paio d’anni la pianta muore definitivamente. Si tratta di una malattia infettiva vegetale severa, per cui non c’è cura e contro la quale la lotta è obbligatoria.

E così, alle due ultime fronde – in ordine di tempo – recise in viale San Bartolomeo domenica scorsa, seguirà a breve il taglio di almeno altre quattro dello stesso filare. Il fungo infatti, che penetra attraverso incisioni sulla corteccia, può diffondersi anche per contatto diretto tra le radici di alberi infetti e, ancora, attraverso vento e pioggia. A questa inesorabile e necessaria decimazione seguirà però una conseguente ripiantumazione di nuovi arbusti: più di quarantacinque piante previste in tutta la città. "I platani spezzini – spiega Stefano Sarti, presidente di Legambiente del circolo della Spezia – hanno la malattia del ‘cancro colorato del platano’ che li porta a seccare completamente e fa sì che la pianta diventi pericolosa per il distacco improvviso dei rami. Sicuramente – prosegue il presidente di Legambiente – avverrà la ripiantumazione degli esemplari tagliati che, altrettanto sicuramente, vedrà l’innesto sempre di platani ma di un’altra specie, in grado di resistere a questa grave malattia. Le tempistiche, al momento, non sono ancora note anche perché i platani di questa particolare varietà arriveranno da un vivaio di Pistoia, l’unico ad averne la disponibilità. Tutto questo – continua – fa sì che i tempi per la sostituzione delle piante siano dilatati, inoltre bisogna considerare che la zona di viale San Bartolomeo è di competenza dell’Autorità portuale con la quale l’amministrazione dovrà quindi interfacciarsi. La messa a dimora delle nuove piante tuttavia è già in programma e l’intervento continuerà a essere seguito e monitorato anche dai tecnici dell’istituto fito sanitario della Regione".

Ma camminando lungo il marciapiede di viale San Bartolomeo non si incontrano soltanto i tronchi morti – ben sei – dei platani tagliati, ma anche i segni dell’incuria e del degrado urbano. A un mese dal nostro servizio sul viale che delimita dal mare e dal porto il quartiere del Canaletto. la situazione non sembra purtroppo cambiata. Anzi. Un sacco nero della spazzatura, aste di metallo, bottiglie di plastica vuote seminterrate, pacchetti di sigarette, lo scarto di un biscotto della fortuna, la plastica di confezioni di fazzoletti di carta, c’è persino un cavetto usb e dalla terra dove gli alberi sono messi a dimora affiora, bianco e inequivocabile un sedile da water. Questi nuovi rifiuti affiancano quelli che avevamo osservato lo scorso agosto: i carrelli del supermercato a mo’ di improvvisate pattumiere, le bottiglie e le lattine sopra le panchine. E ancora tra i cumuli di foglie secche che il fungo ha fatto cadere prima del tempo e che ancora ingombrano il marciapiede, sbucano tra gli altri rifiuti anche numerosi accendini. E se non bastassero tutti questi ostacoli di natura antropica, di impedimento è anche il suolo stesso. Il camminamento infatti è dissestato, costellato di buche e in alcuni punti rialzato da placche metalliche. Da ripensare, insomma, questo viale: dall’alto verso il basso e dalle radici alle cime.