"Picchiate dai partner, ma anche da suoceri e figli maggiorenni"

In dieci mesi 65 gli accessi allo sportello di via Migliari. Undici gli inserimenti. in strutture protette e Rsa

Non sono i casi più frequenti, di certo per una madre sono i più strazianti. Dover raccontare il calvario di maltrattamenti e violenze subiti in famiglia a opera di un figlio riserva, per una donna, un carico supplementare di angoscia e dolore. Eppure sono situazioni più diffuse di quanto si creda, con le quali il centro anti violenza Irene – la rete assistenziale che coinvolge enti pubblici e realtà associative di sostegno con il Comune di Spezia capofila – deve confrontarsi quasi quotidianamente. E che si tratti di realtà sommerse ma non troppo lo dicono i numeri, nella loro scarna eppure drammatica essenzialità. Con la fine dell’anno si apre il periodo dei consuntivi, e le cifre raccontano scenari allarmanti. Da gennaio ai primi di novembre 2022 gli ’accessi’ allo sportello di via Migliari sono stati 65. Il contatto, diretto o per il tramite di uffici di polizia o altri servizi di supporto, ha riguardato in gran parte (32 casi) assistenza psicologica, 18 assistenza legale-psicologica e tre esclusivamente legale. Sei donne hanno bussato invece al centro Irene per chiedere informazioni più generiche, per lo più indicazioni sul percorso da seguire per denunciare situazioni più circostanziate. Importante anche il numero degli inserimenti, undici, riservato a donne che hanno trovato sistemazioni alternative a quelle familiari prein appartamenti protetti o Rsa. Numeri sostanzialmente in linea con quelli del 2021, quando nel periodo gennaio-dicembre raggiunsero gli 81 accessi, a testimonianza di un’emergenza che non accenna ad allentarsi. Significativa la testimonianza di Maria Chiara Migliore, una delle educatrici dello sportello anti violenza, 24 anni, dipendente Maris, impegnata, oltre che al centro Irene anche nella struttura di accoglienza per i cittadini ucraini in fuga dalla guerra. "Sono situazioni molto variegate quelle che arrivano al nostro sportello – racconta –. Si tratta di donne spesso disorientate e impaurite che vengono indirizzate da noi anche da polizia, carabinieri o pronto soccorso. Sono vittime di situazioni maturate per lo più in famiglia, dove la violenza arriva non solo dal partner. C’è il caso dei suoceri, dei cognati e, purtroppo, dei figli maggiorenni, le situazioni più dolorose. Il picco, in genere, si registra in agosto, probabilmente perché, con le ferie, la coabitazione è più problematica ma anche perché con il caldo è più facile che esplodano insofferenze e violenza".

Franco Antola