
La protesta dei lavoratori dell'Oto Melara
La Spezia, 2 febbraio 2016 - C’è il dipendente preoccupato perché rischia di perdere ogni contributo aziendale all’acquisto dei libri per il figlio universitario, e la collega che invece proprio a causa dei tagli potrebbe essere costretta a non mandare più i figli all’asilo. Destini incrociati, quelli dei lavoratori Oto Melara che ieri hanno fatto sentire la loro voce nelle due ore di sciopero indette unitariamente dal fronte sindacale per manifestare contro il rischio di veder smantellato il servizio di welfare che azienda e sindacati avevano costruito in decenni di trattative. Almeno cinquecento i lavoratori che alle 8 si sono ritrovati all’ingresso dell’azienda di via Valdilocchi, da dove poco più tardi è partito il corteo che, al grido di «Oto Melara non si tocca» è arrivato fino all’incrocio con viale San Bartolomeo, bloccando il traffico e l’ingresso per il Terminal Ravano del porto.
Proprio lì è avvenuto l’incontro tra i lavoratori e il sindaco Massimo Federici, che ha promesso l’apertura di un tavolo di confronto a Palazzo civico. Nel mirino c’è il salario integrativo, composto da una serie di benefit legati all’assistenza sanitaria, a contributi per rette scolastiche, borse di studio e acquisto di libri, a contributi per il tempo libero. Un pacchetto che mediamente può valere per un dipendente da mille a quattromila euro – con un picco massimo di seimila – e che ora con l’avvento di Finmeccanica One Company rischia di essere fortemente ridimensionato. «La One Company – spiega Graziano Leonardi, leader della Uilm – nel processo di armonizzazione contrattuale delle varie aziende vorrebbe portare sullo stesso livello questo salario integrativo: un’azione, questa, che rischia di penalizzare molto i lavoratori di Oto Melara, che già percepiscono uno stipendio fisso più basso delle altre aziende ma che grazie alla contrattazione azienda-sindacato hanno visto incrementare negli anni il sistema di welfare. Purtroppo non sono le uniche perplessità: manca una programmazione, non si conoscono i carichi di lavoro, il settore navale ha ancora sei mesi di lavoro, su quello terrestre c’è incertezza per il mancato finanziamento dell’ultima tranche di Vbm. E’ chiaro che i lavoratori nutrano preoccupazioni anche per il rischio di esuberi». Sulla stessa onda Mattia Tivegna, segretario provinciale della Fiom Cgil, che annuncia battaglia. «I lavoratori ci hanno chiesto di non indietreggiare di un centimetro sul taglio del welfare aziendale: se non si trova un accordo sul ’differito’, siamo pronti a far saltare l’intero accordo. Il sistema sociale creato in questi anni va nella direzione dei lavoratori più deboli, senza dimenticare che un dipendente Oto Melara percepisce uno reddito annuo lordo più basso del gruppo: per questo non siamo diposti a trattare».
Da ieri pomeriggio, è in corso un incontro tra i sindacati e Domenico Braccialarghe, responsabile delle Risorse Umane di Finmeccanica. Un «tavolo-fiume« nel quale i sindacati hanno manifestato la propria contrarietà al livellamento del salario differito. «Il nostro obiettivo è quello di mantenere le specificità sviluppate in Oto Melara sul welfare – spiega Massimo Sensoli, segretario provinciale Fim Cisl –, e credo che sia quanto vogliono anche i lavoratori, dato che ha partecipato allo sciopero il 97,5 per cento delle persone presenti in azienda ieri mattina».