REDAZIONE LA SPEZIA

"Niente panico, ma è strategico prepararsi Ben vengano le manutenzioni ai bunker"

L’analisi dell’ex capo della squadra navale Lertora: "Occasione per rilanciare la centralità spezzina nella difesa comune europea"

I venti di guerra che sempre più impetuosi soffiano alle porte dell’Europa che riflessi hanno o possono avere in progress su un sito sensibile come La Spezia, tra base navale, comandi della Marina, industrie vocate al militare, rigassificatore della Snam? La domanda si fa sempre più battente. L’abbiamo posta ad un analista di eccezione di origini spezzine, l’ammiraglio di squadra Giuseppe Lertora, 75 anni, che, all’apice della carriera nella Marina militare (dopo aver comandato il Dipartimento dell’Alto Tirreno e l’Accademia navale) è stato comandante in capo della squadra navale.

C’è da preoccuparsi. Non crede?

"C’è da tenere alta la guardia e l’attenzione su quello che accade senza farsi prendere dall’eccesso di ansia che farebbe il gioco del nemico".

Putin potrebbe arrivare a minacciare La Spezia?

"No. Attualmente è un’ipotesi del tutto fantascientifica. Se ci si riferisce alle possibili eventuali incursioni di navi e agli aerei, allo stato e anche se la situazione conflittuale degradasse è impensabile che si avventurino fino alle nostre acque e sui nostri cieli: non ci arriverebbero o comunque avrebbero grosse difficoltà, attesa l’attuale articolazione della Difesa a distanza, Nato e nazionale".

Allo stato, dice....

"La situazione è in evoluzione; va seguita con buon senso e monitorata con realismo, filtrando le informazioni per quanto possibile, soprattutto senza farsi prendere dal panico".

Come inquadrare il conflitto in atto?

"Siamo di fronte ad una guerra di logoramento, comunque pianificata da tempo, con una precisa strategia anche sul piano geopolitico, di occupazione territoriale e di vitali sbocchi marittimi nel Mare di Azov e nel Mar Nero, ma ancora ben lontani dalla terza guerra mondiale, come qualche Cassandra sembra ipotizzare".

Che fare?

"Ognuno, soprattutto in una situazione così fluida, deve fare il suo mestiere: la diplomazia deve traguardare l’obiettivo della pace; l’Europa deve giustamente supportare gli aggrediti fornendo loro strumenti adeguati per legittimamente difendersi e nel contempo porre in atto le sanzioni nei confronti degli aggressori, e le forze armate dei paesi occidentali devono sempre essere preparate a svolgere il loro ruolo in difesa della Nazione e dei valori base".

L’Esercito ha bloccato i congedi anticipati, lavora all’addestramento al combattimento. La Marina?

"Quelle direttive possono applicarsi a livello Difesa; non mi risulta che ci siano direttive specifiche per la Marina: molto opportunamente, comunque, le dinamiche comunicative su questa materia debbono essere coperte da riserbo. Quanto all’Esercito, quella dello Stato maggiore è stata un’occasione per dare valenza esterna a un atto interno. Registro che ha avuto effetti immediati: l’impegno parlamentare ad aumentare le spese militari al 2 per cento del Pil, richiesto da decenni per stare all’interno del ‘’club’’ della Nato. Ora siamo all’1,2: una bella differenza; doveva accadere prima".

La Marina vuole investire sulla base 350 milioni di euro.

"Non conosco i dettagli. Ma il momento favorisce l’accelerazione dei progetti. Il concetto vale anche per i programmi industriali, penso a Fincantieri, alle prese con la costruzione delle navi di nuova generazione".

E alle prese anche col congelamento della trattativa con Leonardo su Oto e Wass...

"La situazione ridà spinta al proposito, da inquadrare nella logica della Difesa comune europea che si fa sempre più necessaria: un’occasione per trovare la quadra, valorizzando la centralità italiana, e spezzina, sul piano del know out industriale".

Intanto parte dei vecchi rifugi aerei sono proiettati ad una valorizzazione museale. Che dire?

"Ben vengano le manutenzioni delle strutture. Meglio pensarci a tempo debito: è una forma di prevenzione e di attenzione. E’ un fatto positivo che si recuperino dal degrado. In caso estremo, ripeto estremo, di necessità sarebbero fruibili, non certo costruibili oggi di sana pianta".

Si riferisce anche ai tunnel dell’Acquasanta per l’Arsenale bis, per il quali è stata finanziata la bonifica?

"Sono una realtà ciclopica, una risorsa strutturale da poter modulare per vari utilizzi, purché funzionali in emergenza. Ben venga, intanto, la bonifica".

Corrado Ricci