CHIARA TENCA
Cronaca

Mosca bianca, ma tutta grinta. Mamma non ancora 40enne medico e prof all’Università

Chiara Cremolini, il successo oltre gli stereotipi: "Chi ha energia e capacità, non deve scegliere". Ma i pregiudizi restano: "La prima volta che ho parlato a un congresso, mi credevano hostess".

Mosca bianca, ma tutta grinta. Mamma non ancora 40enne medico e prof all’Università

"Diciamo che si tratta di esser organizzati, pragmatici, avere vicino persone che ti aiutano nella vita quotidiana – e ho la fortuna di avere una famiglia super presente, soprattutto da quando ho avuto i bambini – e curare ogni aspetto. In più, va aggiunta la passione incredibile per quello che faccio". Questa la ricetta di Chiara Cremolini, spezzina. Segni particolari: mosca bianca. Perché, a dispetto di quanto si sente nelle cronache di ogni giorno, dalla dimensione locale a quella nazionale, è riuscita a rompere stereotipi e dinamiche malate del nostro paese. Il paese per raccomandati e vecchi. Mamma di due figli piccoli, a 40 anni non ancora compiuti, è medico ospedaliero, titolare di una cattedra all’Università di Pisa e direttrice della Scuola di formazione di oncologia clinica. "Guarda che il bambino dirà prima colon che mamma – mi sentivo dire durante la maternità. Ma io avevo progetti in corso, era impossibile non pensarci".

Serve un aiuto per farcela?

"Indispensabile: mio marito, che insegna Scienze politiche al Sant’Anna di Pisa, e quindi viene dall’ambiente accademico, capisce la mia attenzione per un lavoro che non ha un impegno ben definito, orari, ma viene piuttosto regolato da scadenze ed emergenze. Inoltre, ho i miei angeli custodi – mamma, papà e zii – che mi aiutano senza che debba chiedere. A livello di coppia, penso che il carico familiare nel 2023 dovrebbe essere equivalente e questa condivisione mai messa in dubbio".

E il welfare?

"Un problema enorme: uno dei miei bambini frequenta l’asilo comunale della Spezia, l’altra è alle elementari e lo ha frequentato e posso solo dirne benissimo, ma ci sono le graduatorie e non ci si può affidare alla fortuna per un servizio come questo, che non è un parcheggio, ma presidio formativo e di accudimento. Inoltre, servirebbero strutture del genere nei posti di lavoro: la loro mancanza ti costringe a rocambolesche evoluzioni per fare una cosa normale".

Lei è anomala anche per aver avuto successo prima dei quarant’anni – è ordinaria, ndr. –, in un ambito come quello universitario.

"Le donne come me ci sono, ma tutte dovrebbero arrivare a questo punto prima: il massimo non lo dai a 60 anni. Vero è anche che la medicina stia cambiando rispetto a dieci anni fa. Credo che storie come la mia siano importanti non tanto per mettere in risalto la mia persona, ma per testimoniare il fatto che si possa riuscire a conciliare tutto".

Ma è vero che anche lei è stata vittima dei soliti stereotipi?

"La prima volta che ho parlato in un congresso internazionale, pensavano fossi un’hostess. Così ho detto al relatore: ’Doctor Cremolini sono io’. È diventato fucsia, ma alla fine siamo rimasti in contatto, ha capito e ci abbiamo riso. Mi trovavo in Spagna, a dimostrazione che queste cose accadono anche fuori dal nostro paese".

Chissà quante volte le hanno fatto pesare il connubio mamma-lavoratrice di successo. Penso a quanto dissero alla Cristoforetti. Chissà se a qualcuno degli uomini che vanno in missione fuori casa per mesi, sia stata mai rivolta la stessa domanda.

"Chi ha energia, capacità e professionalità non deve scegliere: io stessa non voglio farlo, non mi sentirei io, se mi mancasse una delle due cose".

Donna in carriera e incinta: com’è andata con l’arrivo della maternità?

"Mi dicevano: ’Vedrai come ti cambia la vita’. È vero e innegabile, il cervello diventa molto più capace di gestire più cose in contemporanea. Ti provano a spaventare, ma con un boost di energia in più e il tempo limitato, diventi molto più efficiente. Quando ero in maternità per Davide, con un figlio di tre mesi, mi chiedevano se non andassi a lavorare. Al mio ’no’, ribattevano: “Finalmente sei a riposo”. Più che nell’ambiente lavorativo, il problema è nella percezione sociale. E allo stesso tempo, quando vado a un congresso, ecco che mi sento dire “Eh, ma lo lasci da solo tre giorni”? La critica sociale è forte sulle neomamme, consiglio di fregarsene".

Però so che in tutto questo, almeno una grande passione extra riesce a mantenerla.

"Lo Spezia! Quando ero ragazzina facevo anche le trasferte, ora è una delle poche cose extra. C’è anche un aneddoto: stavo per partorire Davide e ho aspettato il gol di Nzola contro l’Inter prima di andare in ospedale. Ovviamente, non la fine, altrimenti con il traffico non sarei riuscita ad arrivare in tempo. Speravo fosse di buon auspicio, ma non ci ha salvato dalla retrocessione".

Vorrebbe del tempo in più?

"Due o tre ore al giorno non sarebbe male! Le userei per portare la mia famiglia in viaggio: vorrei avere modo di fare esperienze con loro, magari nelle capitali europee o sulla neve. Se fossi più rilassata, riuscirei a programmare uscite del genere e non sarebbe male".