
Dopo aver lavorato per 38 anni all'Arsenale militare della Spezia, muore di mesotelioma: ministero condannato
La Spezia, 21 maggio 2025 – Il ministero della Difesa dovrà risarcire con oltre 200mila euro la famiglia di un ex dipendente dell’Arsenale militare della Spezia, morto nel 2022 per un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro. Lo ha stabilito la Corte d’appello di Genova, che ha rigettato il ricorso presentato dal Ministero contro la precedente sentenza del Tribunale della Spezia.
A darne notizia è la Fnp Cisl della Spezia, sindacato a cui l’uomo si era rivolto prima della morte per avviare l’azione legale. "Dopo quattro anni dalla tragedia – spiega Antonio Montani, responsabile della Fnp spezzina – la giustizia ha confermato il diritto della famiglia a ottenere un risarcimento per quanto accaduto".
Una vita in Arsenale, poi la malattia e la lunga battaglia legale
Il lavoratore aveva prestato servizio per 38 anni all’interno della base navale della Marina militare della Spezia, svolgendo mansioni diverse a stretto contatto con materiali contenenti amianto.
Dopo il pensionamento, l’uomo ha cominciato a manifestare problemi respiratori e sintomi riconducibili a patologie asbesto-correlate. La diagnosi di mesotelioma pleurico è arrivata poco dopo, segnando l’inizio di un calvario terminato con il decesso nel 2022.
Sapendo di essere stato esposto per decenni all’amianto, il lavoratore aveva deciso di intraprendere un’azione legale, assistito dall’avvocato Cosimo Lovelli. Dopo il suo decesso, la causa è stata portata avanti dalla moglie e dai figli. La sentenza della Corte d’appello ha ora riconosciuto il nesso tra malattia e condizioni lavorative, respingendo le richieste dell’Avvocatura dello Stato, che per conto del ministero della Difesa aveva chiesto una riduzione del risarcimento.
Soddisfazione della Fnp Cisl
"La decisione della Corte d’Appello – sottolinea la Fnp Cisl – rappresenta una vittoria di giustizia per i familiari e per tutti coloro che hanno subito le conseguenze dell’esposizione all’amianto nei luoghi di lavoro pubblici". "Ringraziamo – conclude Montani – l’avvocato Cosimo Lovelli che ha seguito la causa con competenza e determinazione, e la famiglia che ha avuto la forza di proseguire questa battaglia in nome del marito e padre scomparso".