
Morì bruciato nella Rsa Risarcimento ai familiari
L’assicucurazione della residenza sanitaria per anziani San Vincenzo ha risarcito i familiari di Vivaldo Ceccanti (nella foto), il pensionato di 77 anni deceduto la sera del 24 luglio 2020 nell’incendio innescato dalla sigaretta che fumava, divampato al terzo piano della struttura di via Palmaria. Le parti civili sono quindi uscite dal procedimento penale, che però prosegue nei confronti dei quattro indagati per i quali il pubblico ministero Elisa Loris ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di concorso in incendio e omicidio colposo. Uno di loro, l’operatrice socio sanitaria Carlotta Vio, 58 anni, che era di turno la sera dell’incendio, difesa dall’avvocato di fiducia Massimiliano Sagradini, ha chiesto di essere giudicata con il rito abbreviato, condizionato dall’ascolto del consulente della difesa sul funzionamento dell’impianto antincendio della Rsa. A lei e all’infermiera Eleonora Bosoni, 37 anni, difesa dagli avvocati di fiducia Raffaella Cucchi e Anna Tavilla, che non ha scelto riti alternativi, è contestato di non essersi accorte per tempo del rogo, della sua localizzazione e di aver ritardato la richiesta di intervento dei vigili del fuoco, avvenuta 8 minuti dopo l’attivazione dell’allarme che, in un primo momento, venne ritenuto non veritiero, con tentativi di disattivazione dello stesso. Proprio di questo si è parlato nell’udienza di ieri davanti al giudice delle indagini preliminari Mario De Bellis. Pochi giorni prima, infatti, il 13 luglio, nella residenza sanitaria per anziani San Vincenzo c’era stato un falso allarme incendio. Secondo le testimonianze, l’impianto non sarebbe stato resettato e pertanto quel 24 luglio aveva inizialmente indicato il piano e la stanza sbagliati.
Ma il pm Loris ritiene anche che un’infermiera a una oss non fossero sufficienti a garantire il servizio ai 61 ospiti della struttura, alcuni con problemi psichici. Per questo sono chiamati a difendersi dall’imputazione di concorso in incendio e omicidio colposo il direttore della struttura Pierpaolo Rebecchi, 49 anni, e il legale rappresentante della cooperativa capofila nella gestione della casa di riposo per anziani Giacomo Linaro, 74 anni, entrambi difesi dall’avvocato di fiducia Andrea Corradino. A loro, che non hanno scelto riti alternativi, viene attribuita anche la colpa di non aver dato corso ad una idonea regolamentazione del divieto di fumo.
La prossima udienza è stata fissata per il 23 maggio.
Massimo Benedetti