Monte Montada, lite sulla discarica Respinto l’ultimo affondo giudiziario

Inammissibile il ricorso del Comune per la revoca della sentenza emessa dal Tar

Monte Montada, lite sulla discarica  Respinto l’ultimo affondo giudiziario

Monte Montada, lite sulla discarica Respinto l’ultimo affondo giudiziario

Niente da fare per il Comune della Spezia: nella battaglia sulla discarica di Monte Montada, i giudici del Consiglio di Stato hanno respinto l’affondo giudiziario di Palazzo civico, dichiarando inammissibile il ricorso presentato per la revocazione della sentenza con cui lo stesso Consiglio di Stato lo scorso anno aveva confermato la sentenza con cui il Tar ligure non solo aveva condannato il Comune a rifondere alla Depeti 228.795,57 euro oltre Iva e interessi legali a partire dal marzo 2008 (attualmente la somma è di oltre 300mila euro; ndr), ma aveva anche prescritto i crediti maturati dal Comune nei confronti della stessa società per le spese sostenute per la tenuta in sicurezza della discarica.

Una vicenda che parte da lontano. È infatti nell’agosto del 2011 che la Depeti ha lanciato l’offensiva contro il Comune, chiedendo al tribunale civile della Spezia un’ingiunzione di pagamento in danno di Palazzo civico per 538.669,85 euro Iva esclusa, a saldo della fattura emessa il 26 luglio 2011 per lavori di contenimento, presidio idraulico e messa in sicurezza del sito di stoccaggio provvisorio di rifiuti solidi urbani di Monte Montada, eseguiti dall’ impresa tra la fine del 1998 e i primi mesi del 1999 sulla base di un ordine dell’amministrazione, impartito con un’ordinanza sindacale datata 1998. Due anni più tardi, nel dicembre 2013, il tribunale spezzino a seguito dell’opposizione al decreto ingiuntivo proposta dal Comune, dichiarava il proprio difetto di giurisdizione, con la Depeti che non esitò tuttavia a spostare la contesa di fronte ai giudici amministrativi. Il Tar accolse in parte il ricorso, riconoscendo parte dell’indennizzo alla Depeti e prescrivendo gran parte dei crediti vantati da Palazzo civico nei confronti della società. Tale decisione è stata poi confermata lo scorso anno dal Consiglio di stato, e proprio quest’ultima sentenza è stata impugnata da Palazzo civico ai fini della revocazione. L’altro ieri la pubblicazione della sentenza, con i giudici romani che hanno dichiarato inammissibile il ricorso del Comune.