Mondo pacifista pronto al corteo "Solo inviti mirati per ’Seafuture’ Stop ai paesi che vìolano i diritti"

Le ragioni della protesta: "Chiediamo che la kermesse torni ad essere quello che era alle origini"

Il logo è identico: l’iconico faro rosso del molo Italia campeggia tra due parole. Ma i due termini, in questo caso, non sono quelli che denominano la mostra sulla tecnologia marina e la blue economy che partirà tra pochi giorni. E la lampada alla sua sommità emette un preciso segnale, simbolo di civiltà e pace, segno al quale appunto, il comitato che lo ha disegnato desidera che si ispiri ogni manifestazione. Anche quelle dedicate al mare e alla sua economia. A far sentire la sua voce ieri mattina, all’indomani della presentazione dell’ottava edizione di Seafuture 2023, e alle spalle della sede che a quest’ultima è stata riservata, è stato il comitato ’Riconvertiamo Seafuture’ con ragioni chiare e proposte decise. Una contestazione in piena regola non all’evento in sé e per sé, bensì allo stravolgimento che secondo il comitato, lo stesso ha subìto negli anni rispetto all’idea originale: "Seafuture – esordisce Veruska Fedi, membro del comitato e militante di rifondazione comunista – è nata 8 anni fa come vera e propria mostra della tecnologia del mare e nel corso degli anni, lasciando l’area expo per l’Arsenale, ha visto invitate sempre più autorità militari provenienti da ogni parte del mondo, anche da quelle dove non sono tuttora garantiti i diritti civili. Parlo di paesi come l’Egitto, il Barein, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e altri; mentre gli sponsor ufficiali sono sono per lo più aziende impegnate nel settore militare".

Ciò che stona per il comitato è la commistione delle dimensioni civile e militare che snaturerebbe il senso dell’evento: "Noi chiediamo – dice Giorgio Beretta, analista di Opal Brescia – che questa manifestazioni torni ad essere una fiera civile per la tecnologia marina, per la sostenibilità e concernente tutto quello che riguarda l’economia del mare". In sostanza, per Beretta si tratterebbe di operare inviti mirati, separando accuratamente gli ambiti di pertinenza e in stretta osservanza dei criteri della legge 185 del ’90 che vieta, come ricorda Giorgio Pagano, presidente dell’associazione culturale Mediterraneo, l’esportazione di armamenti verso paesi in stato di conflitto armato e responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. "Anche quest’anno – evidenzia Pagano – saranno presenti rappresentanze delle forze armate di paesi belligeranti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Non dobbiamo dimenticare – raccomanda il presidente – il caso Regeni".

Il comitato è anche mobilitazione e a spiegarlo nel dettaglio è Giancarlo Saccani, del gruppo Azione Nonviolenta La Spezia: "Il primo appuntamento – dice - è per sabato 3 giugno alle 17:30, quando partiremo da piazza Garibaldi per percorrere via del Prione e fare tappa in diversi punti del centro storico (ndr. piazza Ramiro Ginocchio, via Fratelli Rosselli, corso Cavour) in ognuno dei quali si terranno brevi interventi. Il percorso terminerà in piazza Domenico Chiodo, dove il comitato esporrà le proprie proposte per la riconversione della manifestazione. Chiuderà infine l’intera giornata la performance curata dal collettivo Dada Boom di Lucca. Nello stesso giorno sarà presente il giornalista Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire e Le radici del sindacato, componente interna di Cgil della Spezia. Lunedì 5 giugno invece – conclude Saccani –faremo presidio in piazza Chiodo".

Alma Martina Poggi