
Testato a Santa Teresa il macchinario per riutilizzare le reti in polipropilene. Il futuro è l’amido di mais, materiale compostabile già testato nel golfo.
C’è il macchinario che trita e riduce le retine usate in piccoli pezzi, quello che li lava e quello che li asciuga. In pochi minuti, quel che resta delle ’calze’ di polipropilene utilizzati in acqua dai mitilicoltori per allevare i muscoli, è già pronto per essere nuovamente impiegato nella produzione di altre reti. É la chiusura di un ciclo, virtuoso e sostenibile – non solo per il mare ma anche per i bilanci degli stessi mitilicoltori – che arriva dal progetto europeo Life Muscles, che ha come principale obiettivo la riduzione dell’impatto provocato dalla dispersione nell’ambiente marino delle retine. Un’iniziativa arrivata nella sua fase finale, quella che ha visto in prima linea i muscolai spezzini della cooperativa Mitilicoltori Associati, assieme a partner d’eccezione come Legambiente, le Università di Bologna, La Sapienza di Roma e Siena, l’Associazione Mediterranea Acquacoltori, Novamont, Rom Plastica, e società agricola ittica Del Giudice del Gargano, in Puglia. Il risultato? Una macchina composita che, in spazi ristretti, sminuzza lava e pulisce la plastica per favorirne l’immediato utilizzo. Ieri, allo stabulatore di Santa Teresa, la dimostrazione pratica da parte dei tecnici della Rom Plastica. "Presto ne acquisteremo una, da mettere nell’area esterna, a disposizione di tutti i nostri associati" spiega Federico Pinza, direttore della cooperativa dei muscolai spezzini, molti dei quali convinti della bontà dell’iniziativa, capace di scongiurare la dispersione in mare delle retine ma anche di abbattere i costi di gestione dello smaltimento in discarica delle ’calze’: uno studio pubblicato qualche anno fa da Enea stima nel 33% il possibile taglio – su scala nazionale – alle spese sostenute dai produttori per l’acquisto di nuove retine. "Quest’innovazione cambia tutto il panorama produttivo" aggiunge Paolo Varrella, presidente della coop dei muscolai, sottolineando che "pensare di riciclare il prodotto all’infinito, creare nuovo materiale e ragionare sull’attivazione di una filiera, apre nuovi importanti orizzonti, soprattutto se, come Italia, riusciremo a fare scuola in Europa".
Un’avanguardia verso la sostenibilità – l’impatto ambientale della mitilicoltura è già pressoché nullo – che a Spezia è di casa grazie ai muscolai. Accanto al progetto che porterà ben presto all’installazione a Santa Teresa di uno dei macchinari, procede speditamente anche quello delle retine compostabili: ’calze’ di bioplastica, prodotte da Novamont e ricavate dall’amido di mais, che diversamente da quelle in polipropilene – considerate rifiuto speciale, da inviare in discarica – sono compostabili. Il precursore che tra i primi ha sperimentato in Italia tale materiale opera alla Spezia, ed è proprio il presidente Varrella. "Abbiamo testato quattro tipi di polimero. Sicuramente hanno un carico inferiore rispetto alle tradizionali – dice – ma rappresentano il futuro: per etica, ma anche per costi, non si può pensare di continuare con la plastica. L’obiettivo è di sostituire tutte le retine di plastica con quelle compostabili: ci vorrà tempo, ma la strada è tracciata".