"Marzia Corini ha ucciso il fratello Il movente è la pietà, non i soldi"

Chiesto uno sconto di pena. Potrebbe essere dimezzata. la condanna di Feliciani:. cade la circonvenzione

E’ attesa oggi pomeriggio la sentenza della corte d’Assise d’Appello di Genova in merito alla morte dell’avvocato Marco Corini e all’intrigo sull’eredità, dopo la condanna in primo grado di Marzia Corini a 15 anni e Giuliana Feliciani a 4 anni. Il processo, che doveva iniziare il 29 marzo ma era stato rinviato per l’indisposizione di uno degli avvocati, ha preso il via ieri mattina e ha vissuto una lunga giornata, con i lavori in aula che si sono protratti fino alle 16,40. Il procuratore generale ha chiesto la riduzione della condanna di Marzia Corini a 14 anni e 6 mesi, perché il falso nel testamento è uno solo. Ha confermato l’omicidio volontario, ma il movente non sarebbe economico bensì pietoso, per lenire le sofferenze del fratello malato terminale. I difensori di Marzia, cambiati rispetto al processo in primo grado, Giacomo Frazzitta e Vittorio Manes, avevano chiesto una perizia per vaultare la dose di midazolan considerata letale e una sulla telefonata della ’confessione’ a Susanna Cacciatori che seconno la difesa non sarebbe stata autorizzata, quindi inutilizzabile. La corte le ha respinte entrambe, però ha acquisito le consulenze sia medica che tecnica della difesa, che non erano state ammesse in primo grado.

Per quanto riguarda invece Giuliana Feliciani, il procuratore generale ha chiesto la condanna a due anni per la stesura del testamento falso, perché era presente, e l’assoluzione dalla circonvenzione d’incapace, riconoscendo che Marco Corini fosse lucido, come ha sempre sostenuto l’avvocato Valentina Antonini, difensore ora col collega Sandro Vaccaro. Acquisita anche la perizia di Ermanno Spano su un messaggio inviato da Feliciani che sarebbe stato cambiato dal correttore del telefonino. Oggi la discussione degli avvocati di Marzia, poi la sentenza.

Massimo Benedetti