Mano tesa dal borgo dei palombari Cristian e gli altri angeli del fango

Due squadre di sommozzatori del Cnes impegnate nel Ravennate per prestare assistenza insieme al Comsubin

Mano tesa dal borgo dei palombari  Cristian e gli altri angeli del fango

Mano tesa dal borgo dei palombari Cristian e gli altri angeli del fango

La pioggia che in Emilia Romagna ha iniziato a cadere incessante, martellante, sempre più fitta, fino a gonfiare i fiumi, a invadere le strade, a farsi largo nelle case, sommergendo quotidianità e ricordi, ha solo sgualcito, senza stracciare, l’anima fiera di una popolazione che non si dà per vinta, pronta già a ricominciare. Tra i professionisti giunti fin da subito a portare il proprio sostegno, in prima linea ci sono gli uomini e le donne del Cnes, il Centro nautico e sommozzatori della polizia di Stato, che ha sede alla Spezia, e anche un team di palombari del Comsubin. "Siamo stati allertati – racconta il viceispettore Cristian Lombardo, responsabile di uno dei team della polizia partiti alla volta dell’Emilia Romagna – la sera del 17 maggio. Due squadre composte da 8 sommozzatori sono partite d’urgenza, in piena notte. Destinazione Faenza, una delle aree maggiormente colpite dall’alluvione".

Cristian Lombardo e la sua squadra, assieme ad altri operatori, li hanno raggiunti la mattina seguente. Primo obiettivo Cesena, dove 350 allievi agenti erano rimasti bloccati ai piani alti all’interno della caserma del Caps, il Centro di addestramento della polizia di Stato). "Erano lì da tre giorni – spiega Lombardo – senza elettricità né acqua potabile. Abbiamo portato loro viveri e poi li abbiamo trasferiti. Ci hanno raggiunto anche i colleghi delle sezioni distaccate di Napoli e Bari". Cesena, Forlì e infine Ravenna. Un lavoro incessante dalle 6 del mattino alle 2 di notte. I primi giorni con il compito di soccorrere la popolazione intrappolata nelle proprie abitazioni sommerse dall’acqua, poi di prestare loro aiuto per recuperare parte dei ricordi. Oppure incaricati di portare viveri e medicine, a chi, potendo contare su piani rialzati, aveva deciso di rimanere, seppure senza acqua né elettricità. "Anche se dopo tre-quattro giorni – spiega – ci chiedevano di andare via. Raramente qualcuno è rimasto. Iniziavamo alle 6 del mattino e lavoravamo incessantemente fino a quando c’era da fare. Ogni tanto qualcuno che aveva un pacco di biscotti in casa ce lo lanciava della finestra, non è che dicevamo ‘Adesso basta, dobbiamo andare in mensa’". Dai racconti del viceispettore Lombardo i volti che riaffiorano più spesso sono quelli degli anziani: "Passavamo avanti indietro in queste vie che sembravano canali. Nelle abitazioni dove sembrava non ci fosse più nessuno, trovavi degli anziani che vivevano da soli, con i telefoni scarichi. Avevano magari il figlio che abitava nel paese accanto che ci chiedeva di controllare se il loro genitore stesse bene. Ricominciare da zero a 70 o 80 anni non è semplice, avendo perso tutto. C’era chi recuperava le foto del matrimonio, qualcuno quello che poteva. Scene che non credo riuscirò a dimenticare facilmente". In totale gli operatori del Cnes presenti in Emilia erano 18, quasi la totalità di quelli in servizio alla Spezia, tra loro anche gli unici due sommozzatori donna nella storia della polizia di Stato, una delle quali neo brevettata a febbraio. Oggi, sono ancora presenti in 16 sul territorio. "Abbiamo visto altri alluvioni e terremoti – confida il professionista – il nostro reparto ne ha fatti molti altri, di soccorsi pubblici, ma lì, quest’acqua rimaneva, anzi rimane. Parte della squadra è ancora in Emilia Romagna vicino alla provincia di Ravenna, l’ultima area dove l’acqua non riesce a defluire". Grande anche l’apporto degli operatori ’cugini’ del Marina militare partiti dalle Grazie, la città dei palombari .

Maria Cristina Sabatini