Macellaio chiude dopo 50 anni: "Sono mutate le abitudini alimentari"

Roberto Bovenzi lascia la sua attività ultradecennale in viale Italia. Già il bisnonno Giovanni era beccaio a Fossamastra nell’800. Da dietro il bancone ha assistito all’imporsi dei tempi moderni

Il macellaio Roberto Bovenzi lascia la sua storica attività dopo 51 anni

Il macellaio Roberto Bovenzi lascia la sua storica attività dopo 51 anni

La Spezia, 29 marzo 2024 – Roberto Bovenzi, dopo 51 anni di attività ininterrotta, si appresta a chiudere bottega di via Italia. Macellaio da generazioni – già il bisnonno Giovanni Boero era beccaio a Fossamastra a fine ’800 – fa ancora con grande passione il suo mestiere, ma a 76 anni è arrivato il momento in cui concludere un capitolo della sua vita comunque importantissimo. "Mi ero deciso ad abbassare la saracinesca già l’anno passato, quando mi è apparsa mia moglie in sogno che mi ha incitato invece a proseguire. Ora però è davvero arrivato il tempo di dire basta. Nel corso dell’esistenza di un uomo c’è una stagione per ogni cosa".

Parlando della signora Daniela, scomparsa troppo presto, la voce si incrina. È stata la compagna a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà e con cui gioire in quelli felici, nonché una preziosissima alleata anche in negozio. "Per capirci bastava uno sguardo. Continuare a lavorare senza di lei non è stato facile, quello che mi ha spinto a non fermarmi sino ad ora è stato l’affetto dei clienti, soprattutto quelli di vecchia data". Dal bancone della sua macelleria, dai primi anni Settanta a oggi, Roberto ha potuto constatare da un punto di osservazione particolare come e quanto siano cambiate le abitudini degli spezzini, anche quelle alimentari.

"I mutamenti sono stati molti. Una volta c’era un rispetto sacro per l’animale. Dalla lingua alla coda nulla veniva buttato". Attraverso quel patrimonio straordinario e unico che è la tradizione culinaria italiana, anche interiora e frattaglie andavano per la maggiore. Forse non particolarmente invitanti a prima vista, attraverso lunghe cotture e l’accompagnamento di salse e contorni le cui ricette erano custodite nella memoria di molte famiglie, diventavano assolute prelibatezze. "Un ragù tradizionale, un brasato con la polenta, un fegato alla veneziana sono piatti straordinari ma che richiedono cura e pazienza. Chi al giorno d’oggi ha più il tempo per dedicarsi a certe preparazioni?"

Occhi chiari, ancora atletico in relazione all’età, Roberto esprime un grande calore umano e la simpatia di chi parla sempre con schiettezza. Meglio non chiedergli un’opinione sul moltiplicarsi dei vari vegani, fruttariani, crudisti e altre nuove tendenze, a volte dettate da un sincero convincimento e altre dalla moda del momento. "Non commento, così come per la carne sintetica. Per carità…". La Pasqua è vicina e sul bancone oltre alle costine di agnello ci sono, ordinate e in bella vista, le cime alla genovese. "Ricordo nitidamente che le signore di una volta non si sarebbero mai sognate di acquistarle già pronte, il ripieno si faceva rigorosamente a casa e ogni famiglia aveva la sua piccola variazione sul tema. Oggi è tutto cambiato. Si tende a comprare cose già pronte da infilare in forno o in frigo. Un vero patrimonio di cultura e tradizioni sta scomparendo". Questi cambiamenti di costume rendono più dolce per Roberto l’andare in pensione, unitamente al tempo in più tempo da dedicare al nipotino e alle sue due grandi passioni, la caccia e la pesca. "Appena le giornate si allungheranno un po’ uscirò sicuramente in mare. Ma sabato quando abbasserò per l’ultima volta la serranda del negozio so già che piangerò".