REDAZIONE LA SPEZIA

"La chiusura a Natale? Sarebbe un disastro". I commercianti temono un nuovo lockdown

Preoccupazione per le possibili scelte del Governo in tema di restrizioni. "Ci stiamo riprendendo ora dopo la prima mazzata"

I commercianti spezzini (nella foto Fabrizio Cella) temono un lockdown nel periodo di Nata

La Spezia, 17 ottobre 2020 - Lo dicono tutti come se fossero una voce sola: gli effetti del lockdown di marzo sono già stati devastanti, un nuovo giro di vite sarebbe la mazzata definitiva al commercio cittadino. Parola di chi tutte le mattine da dietro al bancone del suo locale deve far quadrare i conti fra gli incassi del negozio, spese e tasse, ora con la Spada di Damocle di una nuova chiusura totale per Natale che, secondo le stime delle associazioni di categoria, già il solo sentirne parlare ha portato a una contrazione nei consumi.

E di conseguenza un calo negli incassi dei negozi. Fra i negozianti spezzini però a spaventare più che il presente (a conti fatti il calo, nell’immediato, non si è ancora visto) è il futuro, con il timore di vedersi nuovamente costretti a chiudere per due mesi. "I primi due mesi di lockdown – spiega Mauro Mersanne , antennista di piazza Caduti – siamo rimasti aperti perchè autorizzati dal Dpcm: ma malgrado questo la gente, vista la situazione e il timore di contagi, non usciva di casa. Così abbiamo avuto un calo di oltre il 50%". Con il ‘libera tutti’ di aprile la situazione è poi via via migliorata, ora però all’orizzonte si staglia il timore di una nuova chiusura sotto Natale, in pieno periodo di regali. "Se così fosse – prosegue Mersanne – vuol dire che sui 12 mesi potremmo contare in realtà solo sull’incasso di 7-8 mesi. E sarebbe un disastro". Un attimo di pausa, poi le parole come a scacciare i cattivi pensieri. "No, non voglio pensare all’ipotesi del coprifuoco perchè nel mio caso non so se mi farebbero restare aperto o no".

Anche gli altri commercianti interpellati pur nel timore di nuove restrizioni, tutto sommato non si lamentano più di tanto della situazione attuale, di gran lunga migliore rispetto ai drammatici mesi del ‘restiamo a casa’, anche se i tempi migliori (quelli pre-Covid), devono ancora tornare. Fabrizio Cella, titolare del negozio Chicco di via Vittorio Veneto, la vede così. "Già da tempo nella nostra provincia nascono meno bambini, come se non bastasse nel primo periodo di chiusura ci avevano ‘dimenticato’ nel senso che la nostra categoria, che poteva essere considerata come attività di primaruia importanza. Così mi sono rivolto a un esponente politico spezzino per esporre il problema che è stato portato in Parlamento, questo ci ha permesso di aprire un mese prima degli altri". Il commercio spezzino sta lentamente uscendo da "una situazione pesante, pensare ora a chiusura generalizzata sarebbe grave errore". Il timore di vedere crollare nuovamente gli incassi c’è, insieme a proposte su come affrontare il problema. "Anzichè bloccare tutto – dice Cella – si potrebbe pensare a chiusure in base a singole situazioni, anche fra zona della stessa città. Da rivedere anche la cassa integrazione: basterebbe permettere a commercianti di non versare contibuti al personale ma metterli in busta paga, quella somma sarebbe un’integrazione dello stipendio e non saremmo costretti a lasciarli a casa".

Un mix di ottimismo e preoccupazione nelle parole di Andrea Faroldi titolare del Bar Veneto. "In estate le cose sono andate molto meglio, i miei incassi si avvicinavano ai periodi non Covid seppure con qualche perdita". Un nuova serrata totale? "Sarebbe una follia, la città non può permetterselo anche se, nel mio caso, non mi colpirebbe più di tanto vista la tipologia di lavoro e gli orari dei clienti. Piuttosto, sarebbe necessario trovare compromesso fra situazione economica e sanitaria e decidere in base a quella".