Fabio Bernardini
Cronaca

"Lo Spezia può salvare il calcio dilettanti"

Secondo l’avvocato Aldo Niccolini, che ha portato la Migliarinese ai vertici, la promozione in serie A farebbe da volano al movimento

"Il declino del calcio dilettantistico spezzino è la diretta conseguenza di quello sociale della città. La speranza di rinascita può arrivare dalla promozione in Serie A dello Spezia".

A fotografare la triste situazione in cui versa il calcio minore nostrano è l’avvocato Aldo Niccolini, classe 1957, storico presidente della Migliarinese dal 1987 al 1994, nonché membro del collegio arbitrale della Federcalcio per il quale, nella sua veste di avvocato, si recava spesso a Roma per dirimere le controversie tra allenatori e società.

Avvocato, 39 società dilettantistiche sparite negli ultimi 20 anni: è un punto di non ritorno o intravede spiragli?

"È la conseguenza del declino della città e di scelte sociali diverse dei ragazzi che hanno perso l’entusiasmo di giocare nelle categorie, preferiscono gli amatori. Con l’aggiunta del problema dei pochissimi campi da gioco, molti scomparsi come il ‘Cerulli’ o l’Enel. Le sole speranze di ripresa sono riposte nella promozione in A dello Spezia: sarebbe volano per riavviare tutto il movimento. Vedere al ‘Picco’ i grandi campioni potrebbe riaccendere la fiammella dell’entusiasmo per il calcio minore. Si deve lavorare in sinergia con la prima squadra della città che, grazie a Volpi, è in Serie B. Occorrerebbe creare una seconda società dilettantistica".

E’ stato presidente della gloriosa Migliarinese per sette anni, una società sparita dai radar.

"Il calcio dilettantistico è l’espressione di un fenomeno sociale più ampio. Ai miei tempi Migliarina era un quartiere popoloso e aveva un fermento culturale di spessore del quale la Migliarinese era l’emblema. Il quartiere era vivo. Insieme al segretario storico Elio Bonati, che fondò la Migliarinese nel 1949 con le maglie donate dal Torino, c’erano personaggi di spessore come Oligieri, Maffei, Lodola, Strata, Guelfi, Ravasio, don Sommi, Motto. Poi c’è stato un declino sociale nella densità abitativa e vitalità del quartiere, la sparizione della Migliarinese è stata la conseguenza".

Una ferita al cuore per la città: la Migliarinese arrivò in Serie D.

"Quella fu l’ultima grande stagione del calcio dilettantistico spezzino, facemmo impazzire le squadre genovesi perché con investimenti oculati riuscimmo ad arrivare in alto. Il sottoscritto, dopo essere stato capitano della Migliarinese ai tempi di Ugolotti e Pini, divenne presidente nel 1987 chiamato dall’allora segretario Elio Bonati e da Giuliano Polloni. Ero vulcanico e pieno di passione, vincemmo subito il campionato di Prima categoria per poi arrivare fino alla Serie D, grazie anche ad un salto di qualità arrivato con lo sponsor Teli. Il fiore all’occhiello fu il settore giovanile che grazie ad allenatori top come Maurizio Costa, Paolo Rovani, Leonardo Luti entrò a far parte della scuola calcio del Parma. Non fu un caso se con la squadra Giovanissimi vincemmo il ‘Maestrelli’ contro il Margine Coperta di Pazzini: in quella squadra giocavano Benvenuto, Buccellato e Zizzari".

Perché lasciò la sua creatura?

"Rimasi molto male perché, dopo aver vinto l’Eccellenza con una gara mitica al ‘Picco’ contro il Vado, davanti a 1800 persone, mi fu concesso di utilizzare lo stadio di viale Fieschi solo nel girone di andata. Poi ci ostacolarono, ci venne tolto lo stadio confinandoci a giocare al ‘Ferdeghini’ a porte chiuse. La conseguenza fu la retrocessione e a quel punto decisi di lasciare a Gianfardoni trasferendomi nel settore giovanile dello Spezia per due anni".

È vero che dal mondo dilettantistico spezzino arrivò una proposta allo Spezia?

"Mi incontrai con Mario Guelfi del Canaletto, Ezio Sestili dell’Arcola Garibaldina e Biso presidente del Lerici per rilevare lo Spezia da Mastropasqua. C’erano competenza e passione, ma mancavano le strutture. Non a caso nacque l’idea di trasformare il ‘Ferdeghini’ in ‘Migliarinello’.

Nessuna voglia di tornare in campo?

"Non ci sono più le condizioni di allora, la considero una bellissima esperienza ma si ferma qui. Bisogna che altri raccolgano il testimone".