L’intrigo dell’ex hotel Aperta un’inchiesta sui sigilli ’snobbati’ Della Croce alla carica

L’ex proprietario del Tirreno ha fatto una querela contro ignoti "Non poteva essere effettuato il cambio di destinazione d’uso". L’immobile era stato aggiudicato all’Arte nel 1997 all’esito di un’asta.

L’intrigo dell’ex hotel  Aperta un’inchiesta  sui sigilli ’snobbati’  Della Croce alla carica

L’intrigo dell’ex hotel Aperta un’inchiesta sui sigilli ’snobbati’ Della Croce alla carica

Il fascicolo è aperto contro ignoti. L’innesco è stata una querela. Atto dovuto indagare per la Procura su quello che viene rappresentato come un intrigo processuale e politico che viene da lontano. Il protagonista è l’immobile dell’ex Hotel Tirreno che da struttura ricettiva è diventato location abitativa e commerciale per effetto dell’aggiudicazione all’asta, nel 1997, da parte di Arte (ente strumentale della Regione) ad epilogo di una procedura esecutiva risalente alla fine degli anni Ottanta. La Procura è stata sollecitata ad accendere i riflettori dall’ex proprietario Dino Della Croce nelle vesti di parte offesa del reato di “Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice”. Quello col quale, nel 2000, era stato convalidato il sequestro conservativo dell’immobile -già disposto nel 1990 dal presidente del Tribunale - a tutela dei diritti vantati dai fratelli Della Croce nella misura in cui, come accertato da una sentenza del Tribunale della Spezia, erano stati vittime di truffa da parte di esponenti vicini all’allora “Banda della Magliana” di Roma: questi avevano simulato gli atti di compravendita dell’immobile, mai corrispondendo il prezzo di vendita ai Della Croce, per rivenderlo fittiziamente ad una società già fallita.

"Il bene doveva ritornare a noi, o quanto meno il suo controvalore monetario per il soddisfacimento dei creditori sociali che avevano promosso l’azione di recupero" dice Dino della Croce evidenziando che nella definizione del giudizio il Tribunale aveva disposto la misura cautelare volta a conservare il bene nello stato in cui si trova in attesa che il giudizio di merito si concludesse. Questo è ancora in itinere (il procedimento per l’accertamento definitivo della proprietà è pendente in appello). Ma - questo il nodo cardine dell’intrigo - è mancata la trascrizione della sentenza da parte della Conservatoria. "La stessa ha opposto un rifiuto a compiere l’atto adducendo ragioni pretestuose che abbiamo denunciato ma che sono rimaste impunite per effetto di un provvedimento di archiviazione che non ci convince" dice Della Croce. Sta di fatto che la mancata trascrizione della sentenza ha fatto sì che rimanesse ancora oggi pendente sull’immobile il sequestro conservativo a favore dei fratelli Della Croce. Ciò risulta dalle visure catastali. Di qui il rilievo: "La presenza del sequestro conservativo avrebbe dovuto impedire ad Arte di porre in essere interventi edilizi sul bene tali da compromettere i diritti dei Della Croce", scrive l’avvocato Vanessa Quattrocchi che assiste Dino Della Croce e ha redatto la querela sulla base della conoscenza della ristrutturazione dell’immobile maturata da un accesso agli atti effettuato nel febbraio scorso.

Gli spettri che aleggiano sulla vicenda sono quelli delle azioni legali per rendere nulli i contratti di locazione instaurati dall’Arte (la cui dirigenza è comunque estranea ai fatti pregerssi) e per accertare un presunto abuso edilizio da cambio di destinazione d’uso, prospettazione già rappresentata alla Regione.

Corrado Ricci