
Liguria, corsa tra big?. Un pool di avvocati al lavoro sul Toti-ter. Orlando non si smarca
Di sicuro il recente voto regionale della Sardegna, interpretato in chiave ligure, ha complicato la vita più al centrodestra che alla sponda opposta. Non c’è dubbio, infatti, che il campo largo della sinistra – leggi Pd, 5S e aree contigue – abbia segnato un significativo punto a suo vantaggio che di qui a un anno, quando si voterà anche in Liguria, potrebbe facilitare la composizione del complesso puzzle delle alleanze. Certo, i distinguo e le differenziazioni dei Cinque stelle non hanno del tutto spianato la strada verso il campo largo o larghissimo, come quello che si cercherà di sperimentare in Abruzzo, ma è un fatto che, al di là di qualche riserva – il coordinatore regionale pentastellato ha fatto sapere di non gradire "fusioni a freddo", alludendo all’alleanza col Pd – quella strategia abbia fatto un bel passo avanti. Tanto più che in casa Pd la possibile candidatura di un big come Andrea Orlando potrebbe finalmente mettere d’accordo molte delle anime interne al partito.
Più problematico appare invece il quadro del centrodestra, almeno nella fase attuale, caratterizzato, si dice, da non poche tensioni sotto traccia legate allo stop al terzo mandato che per Giovanni Toti potrebbe costare la ridiscesa in campo per la poltrona regionale. Gli scenari non sono comunque così certi. Vero che sulla ricandidatura dell’attuale governatore per ora è calato il sipario, ma non è detto che i giochi siano effettivamente già fatti. Negli ambienti politici genovesi, tanto per dirne una, gira voce che Toti stia approfondendo, con l’aiuto di esperti di diritto, la praticabilità di una deroga al vincolo del terzo mandato al di là del voto espresso in commissione Affari costituzionali. Operazione che, aspetti giuridici a parte, presuppone precise precondizioni politiche, ovvero il rinnovo di un robusto accordo fra tutto il centrodestra sul nome del governatore uscente. Esistono queste condizioni? Si vedrà. Nessuno si sbilancia più di tanto, soprattutto prima del voto europeo di giugno che dovrà ridefinire il peso politico di tutti i partiti.
Che succederà? Per ora solo segnali tutti da interpretare. Come quelli che arrivano dai vertici di Fratelli d’Italia, che fanno sapere – lo ha detto anche il coordinatore regionale dei meloniani Matteo Rosso – che Toti resta il candidato ideale, aggiungendo però che eventuali indicazioni diverse che venissero dai vertici nazionali del partito non potrebbero che essere rispettate. Nessuna garanzia a scatola chiusa, insomma.
Posizioni sostanzialmente condivise anche in Forza Italia. In casa Lega si tende invece a separare i due piani di discussione, quello di livello nazionale, dove le posizioni della Lega si sono differenziate dal resto del centro destra, e quello sul terzo mandato di Toti. "La nostra posizione è stata già espressa da Edoardo Rixi – sottolinea la segretaria provinciale leghista Stefania Pucciarelli –: siamo favorevoli a una nuova candidatura di Toti, in coerenza con il voto espresso a livello parlamentare, dove abbiamo presentato il nostro emendamento. Nessuna tensione, come ha detto lo stesso Salvini (che lunedì scorso ha sostanzialmente ribadito l’endorsement al governatore ligure in occasione dell’inaugurazione del tunnel portuale, ndr.). Non sarà certo una posizione diversificata su un tema specifico come quello del terzo mandato a incrinare i rapporti in seno al governo". Resta il fatto che gli equilibri nazionali avranno il loro peso e se, come tutto lascia pensare, FdI punterà alla poltrona veneta oggi di Zaia, anche la Liguria potrebbe essere risucchiata nel gioco delle compensazioni. Scenari in ogni caso tutti da disegnare.
Clima molto diverso invece sull’altro fronte, come rivela l’analisi del segretario provinciale Pd Iacopo Montefiori. "Dalle elezioni sarde è arrivato il segnale chiaro del consolidamento del rapporto con i 5 Stelle – osserva –. Senza contare la novità venuta dal Pd con la messa a disposizione di una candidatura di alto profilo come quella di Orlando, cosa che alle ultime regionali non si era verificato". Rispetto a questo però, secondo Montefiori ci sono pre condizioni imprescindibili: "Le alleanze si fanno sui contenuti e oggi ci sono questioni chiave ancora aperte, una su tutte il futuro del servizio sanitario pubblico, che è la partita delle partite, o altre tutte spezzine come il futuro dell’area Enel, assieme a quelle legate allo sviluppo economico della regione e all’occupazione di qualità. Quello che per noi è positivo è che il partito ha imboccato la stagione dell’attivismo, cominciando ad affrontare la partita delle regionali con i tempi giusti. Per dare a Cesare quel che è di Cesare".